Nasce l'app per insegnare la ricchezza ai nostri figli


21 marzo 2018

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C’è chi dice che l’ottava meraviglia del mondo sia la funivia del Monte Bianco, o chi, come Albert Einstein, ha detto che sono gli interessi composti. Einstein era un Money Surfer ante litteram, che aveva capito che il mondo si divide in due: da un lato c’è chi gli interessi li paga, e dall’altro chi li guadagna. Aveva capito che parlare il linguaggio del denaro è importante, e definisce la nostra appartenenza al primo o secondo gruppo.

Sì, il linguaggio del denaro. Questa parola non la scegliamo a caso. Il denaro è un’energia, che si esprime e scorre attraverso delle regole. Così come fanno i nostri pensieri, che si esprimono secondo un linguaggio, che può essere per esempio la lingua italiana: un codice stabilito socialmente e culturalmente per comunicare. Potremmo snobbarlo, e inventarne uno nuovo. Tolkien l’ha fatto, inventando la lingua elfica. Sarebbe un passatempo interessante, ma molto dispendioso in termini di tempo. Così come la nostra lingua è un passpartout per comunicare ciò che abbiamo da dire e renderlo comprensibile per gli altri, il denaro è un linguaggio stabilito per realizzare azioni (gustare un caffè seduti al tavolino di un bar, disporre di un telefono che ci permetta di parlare con persone distanti, o di biglietto aereo per andare a trovarle).

Il denaro è buono o cattivo? La domanda è priva di senso. Un linguaggio è positivo o negativo? Pensiamo a quante cose possiamo fare con le parole. Possiamo decidere di usarle per insultare, ferire, ridicolizzare. Ma possiamo anche sceglierle accuratamente per comporre poesie, emanciparci, redigere una carta dei diritti umani e fare del bene agli altri. Lo stesso vale per i soldi. Possono essere usati per ridurre in schiavitù una persona o uno Stato, ma anche per salvare delle vite, costruire biblioteche, creare felicità nel mondo e benessere per noi stessi e per gli altri. Siamo noi a scegliere, ogni giorno.

È per questo che crediamo sia importante imparare una lingua fin da piccoli, anche quella del denaro. Per essere in grado di usarla nel modo giusto una volta adulti, per creare ricchezza e non sofferenza.

Questo però non avviene. I nostri figli imparano a parlare, ma ancora prima di essere adulti si ritrovano questa strana entità in mano, nel borsellino, senza sapere precisamente cosa farci.

Dovrebbero spendere il loro denaro per comprare tutto ciò che vogliono? Oppure sarebbe meglio imparare a risparmiarlo? Che valore ha il denaro che ricevono e che spendono? Come potrebbero usarlo per fare del bene anche al prossimo e non solo a loro stessi?

Queste sono alcuni dei punti alla base della scelta di vita di Adam Naor, che ha abbandonato una bella posizione a Google per fondare Pennybox.

Pennybox è una app che insegna ai bambini il valore del denaro, con un approccio semplice, pratico e divertente. Attraverso questa applicazione i bambini possono crearsi lavoretti di casa per aiutare i genitori e mettersi in gioco, ricevendo ricompense e trovandosi in un piccolo e semplificato mondo del lavoro. Un mondo dove i soldi non cadono dal cielo, ma bisogna guadagnarseli, e dove è importante imparare a risparmiarli e utilizzarli nel modo giusto, magari facendo in modo che ne beneficino anche gli altri.

Per capirci, l'idea suona come una sorta di Tamagotchi della ricchezza consapevole. Così come nel celebre videogioco degli anni '90 lo scopo era quello di nutrire e prendersi cura di una creatura virtuale, ora in Pennybox il bambino può imparare a coltivare un piccolo gruzzoletto, vedendolo crescere e imparando a usarlo nel modo migliore.

Scettici a riguardo? Forse i bambini dovranno già preoccuparsi dei soldi una volta adulti, e sarebbe meglio preservarli da questo affanno mentre sono ancora giovani? Il punto è che i soldi sono un affanno solo per chi non li conosce e non li sa gestire. Sono un’entità che al contrario può fluire molto naturalmente e positivamente, creando benessere e non sofferenza.

L’intuizione alla base di Pennybox nasce proprio dalla mancanza di educazione finanziaria nelle scuole e all’interno delle famiglie, che spesso avrebbero bisogno a loro volta di un cambio di approccio a riguardo. Lo stesso Naor, in una lettera aperta al presidente degli Stati Uniti, sostiene che 4 millenial su 10 siano sommersi dai debiti, e che circa la metà dei giovani vivano di sussistenza, stipendio dopo stipendio, incapaci di mettere da parte denaro per il futuro.

Che risultati ha prodotto l’incomprensione da parte di molti del linguaggio del denaro? L’appartenenza al gruppo di chi questo linguaggio lo subisce.

Noi siamo per definizione favorevoli al ribaltamento della situazione, e Pennybox ci sembra quindi una bellissima idea per riuscire a farlo, fornendo alle nuove generazioni una cultura finanziaria più solida, che non sia preda del consumismo, ma che porti un giorno i nostri figli a guadagnare, investire, spendere e donare in modo consapevole.

Ma è possibile insegnare la ricchezza?

Noi crediamo di sì, ed è lo scopo che ci siamo preposti. Crediamo nell’importanza di una ricchezza d’animo capace di parlare fluentemente anche il linguaggio dei soldi, e crediamo che diffondere una ricchezza di questo tipo possa aiutarci a creare un mondo migliore.

Pensiamo per un istante a quanti problemi nel mondo sono causati dal denaro.

Ora proviamo a trasformare la causa in soluzione.

Alla prossima onda.

(Foto di Sara Joy)

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