FIRST TAG DISPLAYED HERE 11 luglio 2020 2 minuti di lettura

L’abito non fa il ricco, o si?

Scritto da Moneysurfers

    Se è vero che l’abito non fa il monaco, ultimamente ci siamo chiesti quanto questa intramontabile verità sia rispettata negli ambienti della finanza e del business: che correlazione esiste tra il modo di vestirsi le chances di successo?

    Un’indagine della Social Mobility Commission ha messo in luce le limitazioni e le discriminazioni tuttora esistenti nella City di Londra. Vale ancora la regola del No brown in town: supponendo che tu abbia un briciolo di possibilità di essere assunto per un istituto finanziario, se vai al colloquio con scarpe marroni, vieni quasi sicuramente scartato.

    Regole assurde che sopravvivono in luoghi specifici – appunto la City londinese, ma anche Wall Street – e che al di fuori di questi ambienti perdono il loro significato: ti basti pensare all’outfit casual di molti imprenditori di successo, come Mark Zuckerberg, che si presenta alle conferenze con T-shirt e felpa, o Steve Jobs che presentava le novità Apple con i suoi intramontabili jeans e maglione scuro.

    Eppure, come in ogni inspiegabile ed irriducibile credenza o superstizione, anche nella correlazione tra outfit e ricchezza esiste un fondo di verità.

    Il potere della negoziazione

    Un curioso articolo del Journal of Experimental Psicology, nel dicembre 2014, spiegava come i soggetti maschili con abiti sartoriali abbiano un maggiore successo nella negoziazione. Eppure questo non dovrebbe sorprenderti, se pensi che un abito di sartoria viene praticamente "cucito su di te", azzerando il disagio della presentabilità e dunque permettendoti di focalizzarti solo sulla contrattazione con la persona che hai davanti.

    Non solo, una ricerca più recente intitolata The Cognitive Consequences of Formal Clothing dimostra come il vestirsi in modo formale giochi a favore dell’abstract thinking, il pensiero astratto che sta alla base della creatività e della strategicità: dunque aumenta la capacità di negoziazione non solo col prossimo, ma anche con se stessi.

    Siamo per la bellezza, ovunque

    Noi MoneySurfers siamo d’accordo. È vero, non siamo i classici traders in giacca e cravatta, con la ventiquattrore in mano. Ma abbiamo più volte spiegato come la bellezza renda ricchi, e questo vale anche nel modo di vestire.

    Sorridiamo al pensiero di come è nata la nostra attività: una cameretta a Milano, priva di aria condizionata, che ci costringeva ad un dress-code estremamente casual… mutande e canottiera. Presto abbiamo capito che la vita da nomade digitale conduce al lassismo estetico e ci siamo dati una regolata in linea col nostro 5° comandamento: Siamo per la bellezza, ovunque. Ci siamo resi conto che dando ai nostri webinar una disciplina estetica degna di un seminario o una conferenza, cambiava anche il nostro modo di esprimerci.

    La bellezza non (sempre) è il brand

    Chiaramente non basta vestirsi in maniera decorosa, bisogna anche evitare i “tarocchi”. Indossare non solo vestiti, ma anche gadget contraffatti denota un deficit di autenticità che si riflette sull’approccio che abbiamo nel mondo del business. È esattamente l’effetto opposto dei vestiti sartoriali: si perde capacità di negoziazione con gli altri e con se stessi; perché se non ti reputi all’altezza di associare alla tua persona prodotti autentici, la qualità dei tuoi pensieri sarà inferiore. Sì, signori miei, l’inconscio è il boss.

    Questo significa che bisogna indossare solo roba griffata in bella vista? Naturalmente no. Buon gusto e ostentazione non vanno mai a braccetto, perché la bellezza risiede nella qualità intrinseca di un prodotto, a prescindere dal brand, che spesso è sopravvalutato e considerato uno status symbol.

    Ed il nostro non è nemmeno un invito al lusso: comprare pochi prodotti, ma buoni ci guida verso la filosofia del Less is More, salvandoci dall’acquisto ossessivo-compulsivo. Quante volte ci circondiamo di merce scadente solo perché economica?

    Il segreto è semplice e sta nel convogliare il nostro “abito” nell’habitus: cioè lo spazio sociale in cui ci muoviamo. Hai presente il momento in cui vuoi fare sport e appena indossi la tuta senti già il sangue fluire verso le gambe? Ecco, il principio è lo stesso e si chiama focus: comunicare al cervello che si cambia modalità. Dunque quando lavori vestiti pure comodo, ma per favore evita le infradito… anche se lavori da casa.

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