FIRST TAG DISPLAYED HERE 06 settembre 2017 4 minuti di lettura

L’economia Della Felicità

Scritto da Moneysurfers

    Ogni tanto qualche economista del mondo cerca di dimostrare qualche correlazione tra andamento dell’economia, felicità e benessere. Siamo bombardati di statistiche su come si vive bene in un paese piuttosto che in un altro, come l’economia crescente ed il PIL in aumento possa aumentare il nostro tenore di vita e quant’altro. Centianaia, migliaia di studi per anestetizzare e lavare i cervelli dei poveri lettori.

     Da poco l’Economist  ha rilasciato l’ennesimo studio sulla felicità dei vari paesi Europei, dimostrando come, mediamente, i paesi nordici, che attualmente sono reputati come più benestanti, siano anche i più felici, quasi a reiterare il concetto: I Soldi fanno la Felicità.

    Lo studio era stato fatto anche nel 2013, qua sotto potete trovare un grafico, che mostra come i paesi nord europei siano più felici di quelli sud europei, nonostante sia il sud europa il paese del sole, del cibo buono e della bella vita.

    È particolare però notare come la Finlandia, che nella classifica precedente sulla felicità vanta un primo posto a pari merito con la Norvegia e la Svezia, vanta un pessimo 21 esimo posto nella  classifica degli stati con più suicidi  del mondo (l’Italia è al 64 esimo e la Grecia all’88esimo, ma il dato Greco risale al 2009, quindi potrebbe avere subito qualche variazione).

     Altrettanto interessante che nella classifica delle migliori città dove vivere, secondo la statistica europa  (sempre nel 2013, per avere dati coerenti), si indicano le città delle nazioni central-nord europee come i posti migliori dove vivere. Sempre gli stessi stati dove però c’è il maggior tasso di suicidi.

    Che dire del tasso di consumo di alcool, sostanza molte volte utilizzata per ovviare alla mancanza di felicità interiore? Il consumo di alcool in Italia è il terzo più basso in Europa dopo Norvegia e Macedonia, e non si può dire che nelle tavole italiane non ci sia sempre un buon bicchiere di vino. D’altronde abbiamo il miglior vino del mondo, come non apprezzarlo.

    L’Italia che sarebbe una paese infelice, consuma meno alcool ed è il settimo stato al mondo per lunghezza della vita , mentre la Danimarca, il paese più felice d’Europa secondo l’Economist, è al 37esimo posto per problemi di alcolismo, sono più felici ma vivono mediamente meno…sarà colpa del clima o perché bevono quasi il doppio dell’alcool degli Italiani. Che dire del Giappone, lo stato dove la vita media è più lunga, ma il settimo paese al mondo per suicidi? Lo stile di vita Giapponese ti porta o a vivere a lungo o a suicidarti?

    Sono poi tanti gli indici inventati da aziende leader nel settore dell’economia e della finanza, come l’indice dello stress creato da Bloomberg, dove il Lussemburgo è il secondo paese meno stressato del mondo, lo stesso Lussemburgo dove c’è il maggiore abuso d’alcool d’europa, evidentemente l’alcool abbassa i livelli di stress. Lo stesso Lussemburgo col rapporto tra debito estero e PIL più alto d’europa (un paese in mano agli stranieri ovvero) e il rapporto PIL propcapite secondo al mondo, dopo il Qatar, eppure non sono stressati, forse bevono perché non sanno cos’altro fare?

    Qualcosa non torna. Ovviamente il tasso di suicidi, non può essere preso come unico misuratore della felicità di un paese, così come non ha, evidentemente, nessuna validità un questionario, una statistica, il consumo di alcool, la lunghezza della vita media, la corruzione, il benessere percepito e nient’altro.

    E’ tutta una farsa per farvi distogliere dalla vera soluzione, che non è per forza cambiare paese, nonostante a volte possa essere l’arma migliore, ma invertire i due addendi dell’equazione, come spieghiamo noi da tempo.

    Dovrebbe essere ormai evidente, che tutte queste statistiche sono tutt’altro che attendibili, ognuno considera dei fattori, ma non potrà mai considerare tutta la realtà e non troverà mai una correlazione efficace. Perché l’unico dato attendibile, stranamente, non è misurabile, perché è un dato soggettivo: siamo noi stessi.

    Possiamo affidarci alla bontà delle istituzioni, dei politici o alle statistiche, oppure possiamo affidarci a noi stessi, conoscerci meglio, andare in profondità ed accettare l’equilibrio impermanente dell’ambiente che ci circonda e trovare l’equilibrio permanente che c’é dentro di noi.

    Accettare che la vita è come il mercato e l’economia, in continua evoluzione, con picchi di volatilità e fasi di contrazione, gestire il rischio. Bisogna quindi mirare a non lavorare più del dovuto, ma soprattutto auto-osservarvi, essere presenti nel momento. Sarà solo quella presenza che ci permette di accedere alla vera felicità,creando ricchezza per noi e per il mondo il mondo.

    Un innalzamento di coscienza permetterebbe, infatti, di smettere di pianificare l’economia e la vita delle aziende e degli stati per i prossimi 10 anni, ma per le prossime 7 generazioni, come facevano gli IROQESI e tutti gli indiani d’america, col fine di preservare l’ecosistema dal declino. Vorrebbe dire capire, come spiegato nello studio di Andre Balmford, che creare e conservare le riserve naturali, non solo è economicamente sostenibile, ma sta producendo nel mondo un indotto di 850 miliardi di dollari a fronte agli 8 spesi per mantenerle. Per non contare che la biodiversità, l’aumento delle aree naturali protette nonché l’investimento in prodotti eco-sostenibili, crea crescita e sviluppo, diminuisce l’impatto ambientale e quindi le spese per la bonifica, diminuisce le malattie delle popolazioni e quindi le spese sanitarie: persone più sane in un ambiente più sano non possono che essere anche più produttive.

    Dichiara Il banchiere d’investimenti Mark Tercek insieme al co-autore del libro “Nature’s fortune”, lo scienziato Jonathan Adams:

    La natura non è solo il fondamento del benessere umano, ma investire nella natura è l’investimento più furbo che ogni azienda e governo possa fare ”.

    Investire sulla natura produce soldi, produce uno stile di vita meno stressato, quindi meno malattie e meno spesa sanitaria. Investire nella mentalità “naturale” significa raggiungere uno stile di vita meno consumistico, più saggio, ma non per questo meno felice, anzi uno stile di vita che apprezza sempre di più il bello, l’unico, il diverso, il fatto a mano, il prezioso e il prodotto a impatto zero. Vorrebbe dire staccarsi dalla TV (L’italia è terza per il consumo di ore di TV giornaliera,  dopo Stati Uniti e Giappone) ed uscire, godendo maggiormente della natura e delle persone che ci circondano. Ma vuol dire anche non abbandonare l’evoluzione tecnologia od il progresso, ma indirizzarlo dal CONSUMO al BENESSERE vero. D’altronde è anche ampiamente dimostrato che i dipendenti più felici sono quelli anche più produttivi , coinvolti e socialmente responsabili ed onesti. Lavorare meno anche rende più felicità e caso strano aumenta la produttività, lo diceva anche Cyril Parkinson, più tempo tempo hai più ne perderai, ovvero meno tempo hai a disposizione per fare una cosa più sarai produttivo, insomma ci hanno sempre raccontato delle enormi balle.

    Non venite a dirci che uno è più felice se guadagna di più, perché ci dovreste spiegare come le comunità OPEN Source (es. Wikipedia), stanno campando e proliferando, anzi stanno creando l’innovazione di cui tutti stiamo beneficiando. È la motivazione intrinseca dentro ognuno di noi che ci porta a migliorare e a continuare. L’aveva dimostrato già nel 1969 Edward Deci, in un esperimento alla Carnagie Mellon University, concludendo alla fine: “Quando i soldi sono usati come ricompensa esterna per qualche attività” scrisse “i soggetti perdono l’interesse intrinseco per quella attività”

    Serve fare quello che amiamo, perché solo facendo quello che amiamo rasenteremo la perfezione, studieremo ogni conseguenza, supereremo ogni difficoltà, ci divertiremo e gratificheremo, costruendo un mondo di benessere interiore ed esteriore; tanto che non percepiremo più il bisogno di essere ricchi o felici, perché le due cose coincideranno Felicità=ricchezza.

    Prendere coscienza vuol dire avere le palle di togliersi la maschera di ipocrisia e status quo che ci avvolge la faccia e cambiare le cose, comprese le nostre false credenze riguardo lavoro, soldi e felicità.

    Diffidate da chi vi dice basta una tecnica, basta la tecnologia, basta la statistica…perché non basta, serve la coscienza, serve la felicità!

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