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Generare entrate passive: 7 metodi che funzionano

Scritto da  Moneysurfers

 

Generare entrate passive: 7 metodi che funzionano


26 marzo 2020

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3 minuti di lettura

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Cosa leggerai in questo articolo

    Make money while you sleep! Gli americani adorano questa frase, che rappresenta perfettamente il concetto di entrata passiva, o entrata automatica.

    Cosa sono le entrate passive o automatiche

    Le rendite passive non sono altro che i guadagni generati senza il tuo intervento diretto, in modo periodico e prevedibile, completamente slegate dal tuo tempo.

    Per avviare il motore delle rendite passive però, è necessaria una spinta iniziale, come un informatico che sviluppa l’architettura di un software e poi lo lascia vivere di vita propria, intervenendo saltuariamente per apportare delle migliorie.

    Alcuni esempi di entrate passive sono:

    • un affitto mensile versato dal nostro inquilino;
    • le royalties provenienti dalla vendita di un libro o dal diritto d’autore;
    • il pagamento dei dividendi delle azioni in nostro possesso.

    È proprio su quest’ultima voce che ci soffermiamo in questo approfondimento: i dividendi azionari.

    Mentre in questo articolo potrai approfondire alcuni metodi per generare entrate passive

    Cosa sono i dividendi azionari

    L’investimento è innanzitutto fiducia. Fiducia nella potenzialità di un’azienda, e fiducia nella crescita di valore e fatturato. Per questo motivo alcune aziende decidono di ripagare la fiducia degli azionisti “staccando” loro una ricompensa periodica, che viene appunto chiamata dividendo. 

    Possiamo affermare che il dividendo sia una quota degli utili di una società che viene corrisposta agli investitori. Acquistare un’azione da dividendo significa partecipare attivamente alla crescita di una società, sia dal punto di vista dell’incremento del valore azionario, sia agli utili del suo esercizio.

    I dividendi azionari possono essere di due tipi: in contanti o in azioni.

    Come facilmente avrai già capito, la prima tipologia prevede un pagamento di una somma di denaro in base alla partecipazione del tuo investimento, la seconda invece prevede il conferimento di una percentuale azionaria, sempre correlata con l’entità del tuo investimento, una o due o quattro volte l’anno.

    Cosa c’entrano le entrate passive con i dividendi azionari

    Domanda sciocca, penserai. Noi di Moneysurfers crediamo che i dividendi azionari siano uno dei migliori strumenti per generare un’entrata passiva, periodica e prevedibile direttamente sul tuo conto bancario, senza il minimo impegno di tempo ed energia, se non la scelta iniziale.

    Una o due o quattro volte all’anno, le migliori aziende da dividendo elargiscono un bonus in percentuale sul tuo conto bancario, il più delle volte già al netto della tassazione per non dovertene nemmeno preoccupare con il commercialista.

    Per investire con i dividendi azionari da professionista, dai un'occhiata a DIVIDENDS PRO Boost.

    Perché qualcuno dovrebbe darti una rendita passiva

    Mica tutte le società quotate staccano dividendi periodici! E allora perché solo alcune decidono di farlo? Ci sono diversi fattori da considerare.

    Generalmente, i dividendi sono un buon sintomo circa la salute finanziaria della società stessa, poiché rappresenta un residuale dell’utile di esercizio. Essendo in ottima salute un’azienda sceglie la strategia dei dividendi per attirare investitori e aumentare anche il valore azionario. Al tempo stesso, alcune aziende in profonda crisi provano la strategia dei dividendi per fare incetta di capitali e tentare di risanare le casse vuote. Per questo bisogna saper selezionare le azioni giuste.

    Le aziende maggiormente strutturate e mature sono più propense a corrispondere i dividendi, poiché devono reinvestire meno utile nella crescita, d’altro canto, le aziende in fase di startup hanno fame di utili per alimentare la loro crescita e la produzione, per cui sono meno propense ai dividendi.

    Riassumendo, l'azienda sana e in utile ha due strade percorribili: condividere una quota dei guadagni con gli investitori e al tempo stesso diventare più appetibile per lo stesso motivo, oppure reinvestire completamente i guadagni per crescere maggiormente e diventare più appetibile attraverso la crescita del valore azionario.

    Quali sono i vantaggi di questa tipologia di investimento

    Il metodo più rapido e potente per accelerare la nostra ricchezza materiale è senza dubbio il “fare impresa”. Nessuno strumento d’investimento serio potrà mai dare i ritorni, in termini di sostanza e velocità di accumulo, che può dare una buona idea imprenditoriale messa a terra a dovere.

    Vero, ma non è semplicissimo creare un’impresa di successo e soprattutto richiede la totalità del nostro tempo e ogni sforzo possibile per la sua affermazione.

    E se fosse possibile fare l’imprenditore col popò degli altri? Ecco, le dividend stocks, sono le azioni che in automatico sganciano nel conto corrente una parte degli utili distribuiti dalle aziende di successo.

    Queste azioni hanno una calendarizzazione precisa per i loro payout, per questo è possibile strutturare l’investimento in modo che ogni mese o due incassiamo una quota come se fosse un affitto, senza tutte le seccature che la proprietà di un immobile porta con sé.

    Quali sono i rischi

    I dividendi sono periodici, ma non sono garantiti. Spesso le società indicano la quota dell’utile (il payout) che intendono distribuire in un ipotetico piano triennale, ma non sono tenute a rispettarla, come invece succede nelle obbligazioni.

    A seconda delle circostanze, gli utili potrebbero essere utilizzati per ripianare delle eventuali perdite, fare investimenti o aumentare il patrimonio societario.

    Investire in azioni da dividendo può essere altamente remunerativo, ma richiede conoscenza del mercato e qualche dritta sulle azioni migliori da acquistare.

    Forse ti farà piacere sapere che Moneysurfers ha organizzato un corso unico e gratuito sulla migliore strategia per investire nei dividendi azionari. Per conoscerla, non ti resta che iscriverti qui sotto.

    Commenti


      Non saremo mai fra quelli che ti insegnano a generare entrate passive per stare tutta la vita a girarti i pollici su un atollo delle Maldive… Prova a fare un anno di vacanza su un’isola tropicale e verrai travolto da una noia irriducibile (nonché da un’orchite irrimediabile…).

      Le ricerche scientifiche confermano che la vita ideale non consiste nell’oziare beneficiando di entrate passive. 

      La vita migliore possibile è fare della nostra vocazione la nostra professione e diminuire il rischio complessivo finanziario attraverso la diversificazione degli investimenti.

      Le entrate passive non servono per diventare dei grattapancia professionisti, ma sono fondamentali per aumentare la nostra indipendenza e sicurezza finanziaria. 

      Oggi, più che mai, avere un solo attivo non è sufficiente: la possibilità di andare in bancarotta è molto alta. Il mondo (anche finanziario) è cambiato.

      Entrate passive: queste sconosciute

      Cosa significa esattamente “entrata passiva”? 

      Le entrate passive sono entrate automatiche: si tratta di guadagni svincolati e decorrelati dalle ore lavorative, che entrano nel tuo conto corrente a prescindere dal fatto che tu lavori o meno. Anzi, spesso funzionano al contrario: meno le vai a toccare, più rendono.

      Di seguito ti illustriamo le nostre sette entrate passive preferite. Attenzione: non devi necessariamente attivarle tutte! Scegli quelle che ti intrigano di più e che sono più adatte a te.

      1. Dividendi

      Quando un’azienda è in utile (ovvero non solo fa fatturato, ma fa profitti veri), remunera i suoi azionisti con dei dividendi. Supponiamo, per esempio, che un’azienda guadagni 1 milione di utili: 500.000 li potrà reinvestire in azienda e 500.000 li potrà dividere fra i suoi azionisti. 

      Attenzione, però: non tutte le aziende in utile staccano i dividendi! L’ultima moda, soprattutto americana, è fare aziende che non emettono utili, ma che crescono solo in borsa. 

      Fra le (sempre più rare) aziende solide che staccano dividendi, ci sono per esempio, Coca Cola, Apple e, in Italia, Intesa San Paolo.

      2. Azioni

      Questo tipo di entrata automatica non richiede necessariamente di fare trading. Si può riassumere nella definizione un po’ antiquata di “fare il cassettista”: ovvero comprare azioni. 

      3. Affitti 

      L’entrata passiva per eccellenza, ma per essere tale veramente non bisogna essere solo proprietari dell’immobile bensì anche property manager. 

      Cosa significa? 

      Che devi organizzarti per gestire la tua proprietà in maniera il più possibile passiva. Dovrai dotarti di un team che sia al tuo servizio, selezionando una serie di professionalità (personale che si occupi di pulizie, prenotazioni ecc.), soprattutto se intendi affittare il tuo immobile a breve termine. Altrimenti finirai per trasformarti in albergatore e, a quel punto, non beneficerai più di un’entrata passiva.

      Consiglio: se vuoi comprare casa, non farlo sul mercato normale, ma con metodi saldo e stralcio. Un’alternativa è anche quella di fare crowd surfing acquistando quote di siti immobiliari in giro per il mondo: un metodo pulito, elegante, digitale e smart.

      4. Royalties

      I diritti d’autore sono entrate automatiche che prevedono lo sfruttamento di opere d’ingegno. Se scrivi un libro o una canzone o inventi un prodotto o un programma televisivo avrai quello che si definisce "diritto d’autore".

      I diritti di sfruttamento di opere d’ingegno sono tutelati da tutti gli Stati Europei, che tendono a incentivare la creatività detassando le royalties. Questo metodo prevede un importante sforzo iniziale, a fronte di un’entrata automatica che non richiede in seguito altre attenzioni (se pubblichi un libro su Amazon, per esempio, otterrai il 70% del prezzo di copertina).

      5. Bond

      Si tratta di obbligazioni e titoli di Stato. In questo periodo storico, la maggior parte dei titoli di stato non dà entrate positive (anzi spesso sono addirittura passive), ma ci sono obbligazioni di aziende molto interessanti che staccano dividendi annuali del 4, 5, 6%. 

      Attenzione, però, questo non significa che tutti i titoli e le obbligazioni siano sicure: bisogna sempre verificare che siano solide grazie all’aiuto di un’azienda di rating. Molte aziende, anche quotate in borsa, hanno infatti obbligazioni spazzatura.

      6. Peer to peer lending (P2P lending)

      Da qualche tempo si può fare anche in Italia. In parole semplici significa: trasformarsi in una banca. Chi ha bisogno di un prestito si rivolge a una società di intermediazione, la quale, dopo aver verificato l’affidabilità del potenziale debitore, cerca soggetti interessati a finanziare a questa persona una parte della quota richiesta, spezzettando le quote di prestito fra vari creditori, in cambio di un interesse. 

      Il P2P lending è una soluzione etica: ci si dà una mano senza l’obbligo di affidarsi all’intermediazione di una banca.

      7. Alternative assets 

      Sono i cosiddetti “attivi alternativi”. Non si tratta di prodotti finanziari, ma di beni di nicchia, per esempio gioielli, auto d’epoca, opere d’arte, fine wines. Il pregio maggiore che hanno è che sono perfetti per creare un portafoglio diversificato, perché sono decorrelati dall’andamento borsistico e non risentono di crisi, ma anzi diventano quasi sempre beni rifugio.

      Anche in questo ambito, però, ci raccomandiamo di non improvvisarti investitore: studia i settori che più ti interessano. Possono offrire guadagni che superano anche il 10% annuo, ma è fondamentale comprendere che in questo caso il guadagno si ottiene esclusivamente quando si rivende l’asset. 

      8. Trading

      Il nostro strumento preferito, il primo di cui abbiamo fatto esperienza, da pionieri. 

      Oggi il trading è accessibile a tutti, ma richiede cultura finanziaria. 

      Fra tutte quelle elencate, è sicuramente l’entrata passiva che fa guadagnare di più, ma per padroneggiarlo è indispensabile fare uno sforzo di studio costante. 

      Non disperare: la quasi totalità dei nostri corsisti che hanno iniziato a fare trading pensavano che fosse molto più difficile metterlo in pratica! Il segreto è essere disciplinati e seguire un metodo. 

      E poi è fondamentale comprendere che il trading richiede un cambiamento nello stile di vita: bisogna attuare il metodo in modo ritmico, quotidianamente o anche ogni tre mesi, ma con costanza, inserendolo nelle nostre abitudini.

      Per tutti questi strumenti vale lo stesso consiglio, che non ci stancheremo mai di ripetere: studia, non ti improvvisare investitore. Approfondisci il settore che più ti stuzzica, in modo da abbassare i rischi ed evitare errori.

      La cultura finanziaria, soprattutto in Italia, è un problema. Risolviamolo insieme.

      Alla prossima onda,

      D+E

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