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Il vino fa bene... al portafoglio

Scritto da Moneysurfers

Il vino fa bene... al portafoglio


10 aprile 2018

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1 minuti di lettura

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Cosa leggerai in questo articolo

    Make money while you sleep! Gli americani adorano questa frase, che rappresenta perfettamente il concetto di entrata passiva, o entrata automatica.

    Cosa sono le entrate passive o automatiche

    Le rendite passive non sono altro che i guadagni generati senza il tuo intervento diretto, in modo periodico e prevedibile, completamente slegate dal tuo tempo.

    Per avviare il motore delle rendite passive però, è necessaria una spinta iniziale, come un informatico che sviluppa l’architettura di un software e poi lo lascia vivere di vita propria, intervenendo saltuariamente per apportare delle migliorie.

    Alcuni esempi di entrate passive sono:

    • un affitto mensile versato dal nostro inquilino;
    • le royalties provenienti dalla vendita di un libro o dal diritto d’autore;
    • il pagamento dei dividendi delle azioni in nostro possesso.

    È proprio su quest’ultima voce che ci soffermiamo in questo approfondimento: i dividendi azionari.

    Mentre in questo articolo potrai approfondire alcuni metodi per generare entrate passive

    Cosa sono i dividendi azionari

    L’investimento è innanzitutto fiducia. Fiducia nella potenzialità di un’azienda, e fiducia nella crescita di valore e fatturato. Per questo motivo alcune aziende decidono di ripagare la fiducia degli azionisti “staccando” loro una ricompensa periodica, che viene appunto chiamata dividendo. 

    Possiamo affermare che il dividendo sia una quota degli utili di una società che viene corrisposta agli investitori. Acquistare un’azione da dividendo significa partecipare attivamente alla crescita di una società, sia dal punto di vista dell’incremento del valore azionario, sia agli utili del suo esercizio.

    I dividendi azionari possono essere di due tipi: in contanti o in azioni.

    Come facilmente avrai già capito, la prima tipologia prevede un pagamento di una somma di denaro in base alla partecipazione del tuo investimento, la seconda invece prevede il conferimento di una percentuale azionaria, sempre correlata con l’entità del tuo investimento, una o due o quattro volte l’anno.

    Cosa c’entrano le entrate passive con i dividendi azionari

    Domanda sciocca, penserai. Noi di Moneysurfers crediamo che i dividendi azionari siano uno dei migliori strumenti per generare un’entrata passiva, periodica e prevedibile direttamente sul tuo conto bancario, senza il minimo impegno di tempo ed energia, se non la scelta iniziale.

    Una o due o quattro volte all’anno, le migliori aziende da dividendo elargiscono un bonus in percentuale sul tuo conto bancario, il più delle volte già al netto della tassazione per non dovertene nemmeno preoccupare con il commercialista.

    Per investire con i dividendi azionari da professionista, dai un'occhiata a DIVIDENDS PRO Boost.

    Perché qualcuno dovrebbe darti una rendita passiva

    Mica tutte le società quotate staccano dividendi periodici! E allora perché solo alcune decidono di farlo? Ci sono diversi fattori da considerare.

    Generalmente, i dividendi sono un buon sintomo circa la salute finanziaria della società stessa, poiché rappresenta un residuale dell’utile di esercizio. Essendo in ottima salute un’azienda sceglie la strategia dei dividendi per attirare investitori e aumentare anche il valore azionario. Al tempo stesso, alcune aziende in profonda crisi provano la strategia dei dividendi per fare incetta di capitali e tentare di risanare le casse vuote. Per questo bisogna saper selezionare le azioni giuste.

    Le aziende maggiormente strutturate e mature sono più propense a corrispondere i dividendi, poiché devono reinvestire meno utile nella crescita, d’altro canto, le aziende in fase di startup hanno fame di utili per alimentare la loro crescita e la produzione, per cui sono meno propense ai dividendi.

    Riassumendo, l'azienda sana e in utile ha due strade percorribili: condividere una quota dei guadagni con gli investitori e al tempo stesso diventare più appetibile per lo stesso motivo, oppure reinvestire completamente i guadagni per crescere maggiormente e diventare più appetibile attraverso la crescita del valore azionario.

    Quali sono i vantaggi di questa tipologia di investimento

    Il metodo più rapido e potente per accelerare la nostra ricchezza materiale è senza dubbio il “fare impresa”. Nessuno strumento d’investimento serio potrà mai dare i ritorni, in termini di sostanza e velocità di accumulo, che può dare una buona idea imprenditoriale messa a terra a dovere.

    Vero, ma non è semplicissimo creare un’impresa di successo e soprattutto richiede la totalità del nostro tempo e ogni sforzo possibile per la sua affermazione.

    E se fosse possibile fare l’imprenditore col popò degli altri? Ecco, le dividend stocks, sono le azioni che in automatico sganciano nel conto corrente una parte degli utili distribuiti dalle aziende di successo.

    Queste azioni hanno una calendarizzazione precisa per i loro payout, per questo è possibile strutturare l’investimento in modo che ogni mese o due incassiamo una quota come se fosse un affitto, senza tutte le seccature che la proprietà di un immobile porta con sé.

    Quali sono i rischi

    I dividendi sono periodici, ma non sono garantiti. Spesso le società indicano la quota dell’utile (il payout) che intendono distribuire in un ipotetico piano triennale, ma non sono tenute a rispettarla, come invece succede nelle obbligazioni.

    A seconda delle circostanze, gli utili potrebbero essere utilizzati per ripianare delle eventuali perdite, fare investimenti o aumentare il patrimonio societario.

    Investire in azioni da dividendo può essere altamente remunerativo, ma richiede conoscenza del mercato e qualche dritta sulle azioni migliori da acquistare.

    Forse ti farà piacere sapere che Moneysurfers ha organizzato un corso unico e gratuito sulla migliore strategia per investire nei dividendi azionari. Per conoscerla, non ti resta che iscriverti qui sotto.

    Commenti


      Nelle cantina e sulla tavola degli Italiani non manca davvero mai. 

      Si brinda col vino per festeggiare e per siglare un accordo, gli alchimisti lo utilizzavano in passato persino come strumento per la ricerca spirituale. Il vino rosso fa buon sangue, dice il detto, grazie alla vitamina E.

      Ma forse in pochi sanno che il vino fa bene anche al portafoglio.

      Non ci credi?

      L’unico sforzo da fare è non berlo, ma conservarlo nel modo giusto.

      Il vino è da anni la diversificazione di investimento preferita dai ricchi. 

      No, non è solo un vezzo da miliardari annoiati per vantarsi al golf club con gli amici. 

      Investire in vino non è solo uno status symbol, ma un ottimo investimento. 

      Un esempio chiarissimo?

      Il principale indice di Borsa, l’S&P 500, è salito dal 2013 al 2017 di circa il 70%. Una bottiglia di Petit Mouton 2012, nello stesso periodo è cresciuta di oltre il 180%.

      Noi stessi abbiamo diverse casse di vino in cassaforte, tra le montagne. Certo, a volte viene voglia di aprirne una. E infatti lo facciamo tutte le volte che otteniamo un guadagno.

      Cin Cin.



      QUAL È LA PRIMA REGOLA DEL BUON INVESTITORE IN VINO?


      Quando si parla di vino da investimento, molte volte si traggono conclusioni affrettate ed erronee.

      Facciamo un esempio.

      Il mio vicino di casa produce 500 bottiglie di ottimo vino, il vino matura egregiamente nel corso di 3 anni, aumenta di prezzo da €10 a €25, ergo è un ottimo investimento, vero?

      SBAGLIATO!

      I vini da investimento sono solo una piccola parte dei cosiddetti fine wine, ossia dei vini di qualità. 

      Vuoi capire meglio? 



      LE 3 TIPOLOGIE DI VINO 


      Vino generico: bevanda prodotta dalla fermentazione alcolica di uva fresca o parzialmente disidratata.

      Fine wine: vino di qualità che esprime caratteristiche di una zona di origine delimitata, delle varietà di uva con cui è prodotto in una determinata annata. 

      Vino da investimento: vino di alta qualità che esprime caratteristiche di una zona di origine delimitata, delle varietà di uva con cui è prodotto in una determinata annata. Inoltre le bottiglie devono essere prodotte in quantità limitata e maturare per lungo tempo. Devono anche ottenere punteggi alti dai più quotati critici internazionali. Devono dimostrare una liquidità del mercato con track record di prezzo e performance nel mercato.

      La differenza fondamentale tra un fine wine (un vino di qualità) e un vino da investimento è che non tutti i vini di qualità sono da investimento. Numerosi vini che possono costare anche intorno ai €100 a bottiglia possono non essere buoni investimenti. Vale però il contrario: i vini da investimento sono sempre fine wine di grande pregio e qualità.

      Quindi il vino del vicino, anche se di pregio e di un’ottima annata (che ne aumenta il prezzo), non suscita un interesse globale e per questo non rappresenta un buon investimento.

      I grandi vini hanno una lunga storia alle spalle e un numero di annate con performance di prezzo da veri e propri prodotti finanziari.

      Non hai mai pensato al vino come panacea di tutti i mali (compresi quelli economici)?

      Questa è solo la base. C’è molto altro da scoprire su quello che è forse il nostro investimento preferito. 

      Vuoi imparare di più sui vini da investimento?

      Faccelo sapere lasciandoci un commento, così scriveremo altri post sull’argomento. 


      Alla prossima onda.

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