FIRST TAG DISPLAYED HERE 10 luglio 2020 4 minuti di lettura

Il tempo non è denaro

Scritto da Moneysurfers

    "Perdi i tuoi soldi e hai perso solo i tuoi soldi, ma perdi tempo e hai perso una parte della tua vita." (Michael Leboeuf)

    Quanto volte ti sei ritrovato immerso fra le strade di una grande città, alle 8 del mattino, e vedere intorno a te decine, centinaia di persone che vanno di fretta? Sembra normale, dopotutto si tratta di gente che va a lavorare. La verità è che quella gente fa lo slalom tra marciapiedi e scale mobili non tanto perché sia in ritardo, ma perché istintivamente è spinta a “far tutto di fretta”. Perché dopotutto si sa: il tempo è denaro.

    La società, infatti, si è sempre basata sul paradigma secondo cui, dedicando più tempo al lavoro, si guadagna di più. Ecco, questo è un ottimo spunto da cui partire per la riflessione che vogliamo proporti oggi: la relazione fra il Tempo e la Ricchezza. In uno dei nostri Podcast abbiamo già spiegato che il "videogame" della Ricchezza è suddiviso in 3 fasi:

    • Ricchezza Istintiva
    • Ricchezza Emotiva
    • Ricchezza Consapevole

    Fasi che in realtà sono modi diversi di concepire il conseguimento della ricchezza. Questi 3 momenti logici trasformano una “persona coi soldi” in un Ricco Consapevole. Il come lo vediamo insieme passo dopo passo.

    Il Ricco Istintivo

    Per noi parlare della Ricchezza Istintiva è un po’ come per Dante parlare dell’Inferno: grottesco sì, ma ci appassiona. Poche storie, ci siamo passati tutti: la figura del Ricco Istintivo fa parte di tutti noi. C'è stato almeno un momento della nostra vita in cui abbiamo pensato che il guadagno è sempre direttamente proporzionale al tempo impiegato a lavorare.

    Se un ricco istintivo potesse lavorare 24h lo farebbe. Lo "straordinario",  spartiacque tra la ricchezza istintiva e le altre forme di ricchezza, è tra l'altro l’estrema rappresentazione in vita dell’equazione tempo = denaro, dal momento che esso viene retribuito ad un tasso maggiore rispetto all’orario lavorativo prefissato.

     In questo scenario pietoso il nostro stacanovista si rende conto che è stato ingannato dalle convenzioni sociali, perché non ha letteralmente il tempo di vivere, e cerca tutti gli stratagemmi possibili per migliorare la sua posizione. Per esempio va alla ricerca del salto di qualità: cercare un lavoro in cui è pagato di più, magari facendo leva su un titolo di studio più alto, perché pensa che questo gli permetterebbe di non fare gli straordinari per tirare avanti. Ciò che spesso non si considera, però, è che per quanto alta possa essere la qualifica e la paga oraria, un lavoratore dipendente avrà sempre quel livello di commitment rappresentato dall’orario di lavoro, che sia full time o part-time. Sarà sempre vincolato al tempo che scandisce la sua vita lavorativa.

    Molti arrivano a questa conclusione in tempi record e decidono di dare una svolta alla propria vita, intraprendendo un’attività da libero professionista. Dopotutto il “mettersi in proprio” è visto come il grande riscatto del lavoratore dipendente. Sennonché il più delle volte si tratta di una grande illusione, dal momento che molto spesso il libero professionista, tra tasse che somigliano sempre più a un salasso e clienti che non pagano, si ritrovano a lavorare più di 40 ore a settimana per portare avanti la baracca.

    L’effetto finale di questo stile di vita è la "prostituzione di se stessi". Il ricco istintivo vede nel tempo un’opportunità di guadagno e “prostituisce” se stesso, cioè il tempo della sua vita, in cambio del denaro che gli basta per godersi, se ci riesce, il fine settimana e le ferie. Non è un caso che proprio nell’ambiente del lavoro moderno vadano di moda espressioni come Work hard, play hard (lavora duro e divertiti un sacco): espressione dell’ansioso tentativo di godersi il poco tempo libero a disposizione, in maniera quasi febbrile.

    C’è poco da fare, nella ricchezza istintiva è presente un’evidente, continua, inflessibile tensione verso uno stile i vita che non ti permette di essere “soft”, nemmeno quando ti diverti.

    Ricco Emotivo

    Esistono poi individui come il trader, l’artista, il musicista, che hanno capito la fondamentale verità che il tempo non è denaro. Cosa significa? Che non ci importa nulla del tempo? Al contrario, il tempo vale molto più del denaro. Il tempo infatti è finito, mentre il denaro (potenzialmente) è infinito, visto che potresti sempre guadagnarlo. 

    Uno degli aspetti “terra terra” che distingue la ricchezza emotiva da quella istintiva è… il sonno. Hai presente il detto Chi dorme non piglia pesci? Ecco, il ricco emotivo guadagna anche quando dorme. Non ci credi? Allora pensa allo scrittore che guadagna sulle copie vendute o a un musicista che guadagna sui CD: queste persone non vengono pagate per il loro tempo, ma per il loro prodotto. La stessa logica vale anche per l’imprenditore che guadagna sul fatturato o l’investitore che guadagna sugli investimenti.

    Eppure anche nello stile di vita del ricco emotivo c’è ancora una sorta di “incompiutezza”: Il ricco emotivo si è sganciato dal vincolo temporale, ma non conosce la lentezza. Ogni sua performance è mirata al maggior guadagno nel minor tempo possibile. Un esempio “in grande” lo vediamo nelle imprese che lavorano a 3 mesi, pur di regalare soddisfazioni immediate ad azionisti, alle banche e a se stesse. Esempi in piccolo potrebbero essere il trader che passa ore e ore di fronte allo schermo nel tentativo di fare il miglior trade possibile; oppure il blogger che bombarda di pubblicità la sua mailing list, perdendo così molti clienti lettori/clienti potenziali.

    Ecco, il ricco emotivo ha capito che il tempo non è denaro, ma pensa ancora che siano i soldi a fare la felicità.

    Il Ricco Consapevole

    Chi invece ha finalmente capito che il tempo non è denaro e che i soldi non fanno la felicità, ma al contrario è la felicità che fa i soldi, è il ricco consapevole.

    Il ricco consapevole è colui che ha costruito "le due sponde del fiume": la ricchezza esteriore e la ricchezza interiore. Infatti la ricchezza esteriore duratura, oltre che una gran comodità, è anche una conseguenza del lavoro interiore, che passa attraverso la conoscenza di se stessi, la meditazione, la contemplazione della bellezza.

    Il ricco consapevole si approccia al tempo in maniera diversa non solo rispetto al ricco istintivo, ma anche rispetto al ricco emotivo: egli non sente il bisogno di correre, di ricercare l’efficienza nel minimo dettaglio. Il ricco consapevole ama la lentezza: il modo di camminare, il modo di divertirsi, il modo di investire risentono tutti di questo evidente salto di qualità che vede al centro del cambiamento la meditazione. Non ha bisogno di riempire il tempo con sensazioni ed emozioni sopra le righe, perché sa che in fondo il tempo non esiste. O per dirla alla Eckhart Tolle, ovunque egli si trovi, vive pienamente nel Qui e Ora, consapevole che il Passato non è più e che il Futuro giungerà in forma di Nuovo Presente.

    Ma ciò che conferisce al ricco consapevole un livello di coscienza superiore rispetto alle altre forme di ricchezza è la consapevolezza dei suoi istinti più bassi. Sì, è così: il ricco consapevole non dimenticherà mai di essere passato attraverso le fasi di ricchezza istintiva ed emotiva. Questi diversi modi di concepire la ricchezza in un modo o nell’altro ci appartengono, sono parte di noi e dobbiamo farci i conti ogni giorno. La nostra parte istintiva non muore. Anzi bisogna preservarla, riuscendo al tempo stesso a domarla. Questo è l’unico modo per poterci alzare ogni mattina e comportarci come se fosse l’ultimo giorno della nostra vita, come se il tempo non esistesse e ci fosse solo il qui e ora, perseguendo l’obiettivo della ricchezza consapevole.

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