FIRST TAG DISPLAYED HERE 21 marzo 2018 2 minuti di lettura

È giusto disintossicarsi dallo stipendio fisso?

Scritto da Moneysurfers

    Quando Mario Monti l'aveva definito monotono, si era scatenata una bufera. Un tempo rappresentava una sorta di diritto inviolabile, mentre oggi, soprattutto alle orecchie dei più giovani, suona come una barzelletta su Pierino: classica, ma un po' datata. Magari lo avrete già capito, stiamo parlando del posto fisso. 

    Identifichiamo grossomodo tre categorie di persone, con tre diversi approcci all'argomento. Ci sono quelli che, cercandolo ma non ottenendolo, attribuiscono al posto fisso poteri taumaturgici. Abbiamo però anche tanti giovani, spesso laureati, che non vi si riconoscono più, e scelgono percorsi di vita diversi, come la cosiddetta portfolio career. Ci sono infine tutti coloro che sono riusciti a strapparlo, e ora vivono in funzione di quella cifra scritta in fondo alla busta paga. Quel bonifico sul conto in banca che sussurra loro “tranquillo, anche questo mese sarà uguale identico al precedente”.

    QUANDO TUTTO È CERTO, NULLA PUO' CAMBIARE

    Sì, perché lo stipendio fisso è una grande sicurezza, e questa sicurezza funziona per molti. Ma il punto è che nella sua sicurezza sta proprio il suo peccato originale. Una volta ottenuto, corrisponde a un’assicurazione per il futuro. Se non commetteremo particolari errori, quella cifra la vedremo una volta al mese per tutti i mesi a venire. Questo patto ci consiglia di non uscire dal seminato, beccarci il salario e pensare a come spenderlo.

    La verità però, come accennato, è che il lavoro si sta già trasformando, nella mente di molti: da posto a percorso. C'è infatti chi cerca un posto di lavoro e chi, sempre di più, punta a costruire un percorso. La differenza è sostanziale, ed è quella tra un viaggio di crescita e un punto di arrivo, dopo il quale mettersi tranquilli e accumulare. 

    Lo stipendio fisso è una vera e propria droga. Ci stordisce con promesse consumistiche, inebriandoci di sicurezza e parcheggiandoci otto ore al giorno su una scrivania di proprietà altrui. Quale senso aggiunge alla nostra vita, tolta quella cifra costantemente versata sul conto in banca? Cosa vedremo da vecchi guardandoci indietro, se non una serie di giornate passate tutte nello stesso modo, a lavorare per realizzare i sogni di qualcun altro? Iniziamo col porci questa domanda: sto creando di più di quanto consumo? Se la risposta è no, potrebbe esserci qualcosa che non va.  

    Un imprenditore che dà vita al proprio business, non ha nessun tipo di certezza. E questa è la forza alla base della sua idea. Il rischio e la sfida portano a sognare, e ad agire in modo innovativo. Quando il futuro è incerto, possiamo contribuire a crearlo con le nostre mani. Quando è “fisso”, non potremo fare altro che subirlo, diventandone, nel peggiore dei casi, dipendenti.

    Diverse ricerche mostrano che nel lavoro diamo molta più importanza alla soddisfazione extra-economica, rispetto allo stipendio. E' la prova scientifica che i soldi non fanno la felicità, e che, interiormente, lo sappiamo molto bene. 

    Certo, non si vive di soli sogni. Ma vogliamo barattarli per una manciata di status symbol pagabili in contanti, bancomat o carta di credito?

    LA CHIAVE È IL MINIMALISMO

    Dobbiamo invertire il paradigma, che non può più essere quello nostalgico del boom degli anni ’60, quando lo stipendio fisso era la norma. Erano tempi in cui l'Italia viaggiava su una crescita media del PIL del 5,7%, davanti a Francia, Germania e Stati Uniti. L'economia si basava sull'industria, e le aziende non delocalizzavano in Cina. Insomma, era un panorama diametralmente opposto a quello attuale.

    Il mondo si è fatto più ampio, e la nostra felicità ragiona secondo criteri differenti. Togliamo lo stipendio fisso, e avremo un approccio più frugale ai consumi: apprezzeremo quello che abbiamo e ce lo faremo bastare, guadagnandone in felicità. Abbiamo raccolto un'interessante esperienza di vita minimalista, nella bellissima storia di Mario Piccaluga.

    LA PAURA BUONA

    Potremmo avere paura, eccome. Paura che ci manchi il terreno sotto i piedi. Paura di abbandonare la strada sicura per metterci alla prova. E’ vero, realizzare i propri sogni non è mai stato facile. Scegliere la strada già battuta invece lo è. Ma i due processi portano a risultati e soddisfazioni che non sono neanche lontanamente comparabili. Detto in altre parole: puoi scegliere la vecchia via, e batterla prima che scompaia del tutto. Oppure puoi svegliarti dal torpore dello stipendio fisso e guardare in faccia la tua vita e i tuoi sogni. Esiste il modo di metterli finalmente a reddito, regalandoti la libertà dal lavoro?

    Non vogliamo darti una risposta, ma chiederti di meditarci sopra. Ti diamo però una buona notizia: viviamo in un'epoca che premia gli audaci. 

    Alla prossima onda.

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