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Come trovare la motivazione grazie al potere della Vocazione

Scritto da  Moneysurfers

 

Come trovare la motivazione grazie al potere della Vocazione


19 marzo 2020

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2 minuti di lettura

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Cosa leggerai in questo articolo

    Make money while you sleep! Gli americani adorano questa frase, che rappresenta perfettamente il concetto di entrata passiva, o entrata automatica.

    Cosa sono le entrate passive o automatiche

    Le rendite passive non sono altro che i guadagni generati senza il tuo intervento diretto, in modo periodico e prevedibile, completamente slegate dal tuo tempo.

    Per avviare il motore delle rendite passive però, è necessaria una spinta iniziale, come un informatico che sviluppa l’architettura di un software e poi lo lascia vivere di vita propria, intervenendo saltuariamente per apportare delle migliorie.

    Alcuni esempi di entrate passive sono:

    • un affitto mensile versato dal nostro inquilino;
    • le royalties provenienti dalla vendita di un libro o dal diritto d’autore;
    • il pagamento dei dividendi delle azioni in nostro possesso.

    È proprio su quest’ultima voce che ci soffermiamo in questo approfondimento: i dividendi azionari.

    Mentre in questo articolo potrai approfondire alcuni metodi per generare entrate passive

    Cosa sono i dividendi azionari

    L’investimento è innanzitutto fiducia. Fiducia nella potenzialità di un’azienda, e fiducia nella crescita di valore e fatturato. Per questo motivo alcune aziende decidono di ripagare la fiducia degli azionisti “staccando” loro una ricompensa periodica, che viene appunto chiamata dividendo. 

    Possiamo affermare che il dividendo sia una quota degli utili di una società che viene corrisposta agli investitori. Acquistare un’azione da dividendo significa partecipare attivamente alla crescita di una società, sia dal punto di vista dell’incremento del valore azionario, sia agli utili del suo esercizio.

    I dividendi azionari possono essere di due tipi: in contanti o in azioni.

    Come facilmente avrai già capito, la prima tipologia prevede un pagamento di una somma di denaro in base alla partecipazione del tuo investimento, la seconda invece prevede il conferimento di una percentuale azionaria, sempre correlata con l’entità del tuo investimento, una o due o quattro volte l’anno.

    Cosa c’entrano le entrate passive con i dividendi azionari

    Domanda sciocca, penserai. Noi di Moneysurfers crediamo che i dividendi azionari siano uno dei migliori strumenti per generare un’entrata passiva, periodica e prevedibile direttamente sul tuo conto bancario, senza il minimo impegno di tempo ed energia, se non la scelta iniziale.

    Una o due o quattro volte all’anno, le migliori aziende da dividendo elargiscono un bonus in percentuale sul tuo conto bancario, il più delle volte già al netto della tassazione per non dovertene nemmeno preoccupare con il commercialista.

    Per investire con i dividendi azionari da professionista, dai un'occhiata a DIVIDENDS PRO Boost.

    Perché qualcuno dovrebbe darti una rendita passiva

    Mica tutte le società quotate staccano dividendi periodici! E allora perché solo alcune decidono di farlo? Ci sono diversi fattori da considerare.

    Generalmente, i dividendi sono un buon sintomo circa la salute finanziaria della società stessa, poiché rappresenta un residuale dell’utile di esercizio. Essendo in ottima salute un’azienda sceglie la strategia dei dividendi per attirare investitori e aumentare anche il valore azionario. Al tempo stesso, alcune aziende in profonda crisi provano la strategia dei dividendi per fare incetta di capitali e tentare di risanare le casse vuote. Per questo bisogna saper selezionare le azioni giuste.

    Le aziende maggiormente strutturate e mature sono più propense a corrispondere i dividendi, poiché devono reinvestire meno utile nella crescita, d’altro canto, le aziende in fase di startup hanno fame di utili per alimentare la loro crescita e la produzione, per cui sono meno propense ai dividendi.

    Riassumendo, l'azienda sana e in utile ha due strade percorribili: condividere una quota dei guadagni con gli investitori e al tempo stesso diventare più appetibile per lo stesso motivo, oppure reinvestire completamente i guadagni per crescere maggiormente e diventare più appetibile attraverso la crescita del valore azionario.

    Quali sono i vantaggi di questa tipologia di investimento

    Il metodo più rapido e potente per accelerare la nostra ricchezza materiale è senza dubbio il “fare impresa”. Nessuno strumento d’investimento serio potrà mai dare i ritorni, in termini di sostanza e velocità di accumulo, che può dare una buona idea imprenditoriale messa a terra a dovere.

    Vero, ma non è semplicissimo creare un’impresa di successo e soprattutto richiede la totalità del nostro tempo e ogni sforzo possibile per la sua affermazione.

    E se fosse possibile fare l’imprenditore col popò degli altri? Ecco, le dividend stocks, sono le azioni che in automatico sganciano nel conto corrente una parte degli utili distribuiti dalle aziende di successo.

    Queste azioni hanno una calendarizzazione precisa per i loro payout, per questo è possibile strutturare l’investimento in modo che ogni mese o due incassiamo una quota come se fosse un affitto, senza tutte le seccature che la proprietà di un immobile porta con sé.

    Quali sono i rischi

    I dividendi sono periodici, ma non sono garantiti. Spesso le società indicano la quota dell’utile (il payout) che intendono distribuire in un ipotetico piano triennale, ma non sono tenute a rispettarla, come invece succede nelle obbligazioni.

    A seconda delle circostanze, gli utili potrebbero essere utilizzati per ripianare delle eventuali perdite, fare investimenti o aumentare il patrimonio societario.

    Investire in azioni da dividendo può essere altamente remunerativo, ma richiede conoscenza del mercato e qualche dritta sulle azioni migliori da acquistare.

    Forse ti farà piacere sapere che Moneysurfers ha organizzato un corso unico e gratuito sulla migliore strategia per investire nei dividendi azionari. Per conoscerla, non ti resta che iscriverti qui sotto.

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      “Voglio lavorare con le mie passioni”: ecco un mantra contemporaneo. È una frase molto comune che sentiamo ovunque, in ufficio, in palestra, quando andiamo a prendere i figli a scuola. 

      Ma lavorare grazie alle nostre passioni è difficilissimo. Tutti vogliamo farlo, ma solo pochi eletti ci riescono. E poi… siamo sicuri che chi ci riesce sia davvero felice? 

      Partiamo dalle origini

      Per rispondere a questa domanda analizziamo la situazione dal principio. 

      Il termine “passione” ha la stessa etimologia di pathos e di “patire”. La passione, infatti, è qualcosa che ci procura momenti di gioia estrema, ma anche fasi di depressione acuta. La passione è struggente e romantica nei film, nei romanzi e nelle serie tv. Un po’ meno nella nostra vita.

      A cosa ambire allora?

      Al livello più alto della passione. 

      La passione, quando è matura, si trasforma in qualcosa di alt(r)o. La passione sublimata alza i picchi di felicità e diminuisce notevolmente le voragini di depressione. 

      La passione sublimata si chiama vocazione, un meccanismo emotivo notevolmente più complesso, ma anche estremamente più potente. 

      Etimologicamente, la parola “vocazione” deriva da “voce”. Non a caso la vocazione è una sorta di chiamata, una dinamica opposta a quella che governa la passione: quest’ultima è sempre rivolta a qualcosa di esterno a noi. Qualcosa che ci fa soffrire, se non ci appartiene. 

      La vocazione, invece, è già dentro di noi. Per trovarla dobbiamo fare un percorso verso l’interno, un’indagine profonda. Ecco che cosa possiamo scoprire.

      Vocazione: una e trina

      La vocazione ha una natura triplice (come Qualcos’altro di molto elevato, che è familiare a tutti noi ☺ ):

      1. La vocazione è qualcosa che amiamo fare. 
      2. La vocazione è qualcosa che siamo bravi a fare, per cui abbiamo un talento.
      3. La vocazione deve servire a qualcuno (se no è un hobby).

      In poche parole: se non ti fa guadagnare forse non è la tua vocazione, perché significa che non serve a nessuno (chi è disposto a pagare lo fa per qualcosa che gli è utile o necessario). La vocazione deve necessariamente servire a te stesso, ma anche agli altri in simultanea.

      Come si fa a capire con esattezza, dove trovare la nostra vocazione? 

      Semplicemente, non è possibile saperlo.

      La vocazione ci trova mentre noi la cerchiamo. È più simile a un faro o a una bussola piuttosto che a un luogo preciso. La vocazione ci fornisce la direzione per un viaggio, in cui ogni passo è scoperta continua, evoluzione, cambiamento incessante e naturale.

      Solo nel processo effettivo del fare potremo trovare indizi per scoprire la nostra vocazione. 

      Dalla modalità push alla modalità pull 

      “Svegliati, stabilisci i tuoi obiettivi e raggiungili! Finché non li avrai raggiunti non sarai felice”: questo è quello che ci insegnano i motivatori all’antica.

      La vocazione funziona al contrario: dobbiamo trovare e capire cosa ci fa stare bene adesso. Quali sono le attività fisiche che ci piace fare? In che luogo ci troviamo mentre le facciamo? Che strumenti stiamo usando? C’è un metodo creato appositamente per scoprire la vocazione. Si chiama Life Design. Ovviamente dobbiamo immaginare un futuro superiore e avere degli obiettivi, ma dobbiamo essere pronti a cambiare strada, senza attaccamenti o pregiudizi radicati.

      Dobbiamo imparare a passare dalla modalità push alla modalità pull: sarà l’obiettivo ad attrarci in automatico.

      A volte, per esempio, ci poniamo l’obiettivo di una grandiosa rivoluzione di vita, e poi, facendo Life Design, ci accorgiamo invece che la nostra vita ci gratifica già all’80%. E così, cambiando solo il 20%, otteniamo la gratificazione ideale. 

      È la gratificazione, infatti, l’elemento più motivante in assoluto. Quando siamo gratificati dalle azioni quotidiane abbiamo lo stesso umore il lunedì mattina e il venerdì sera di fronte allo spritz.

      Vocazione fa rima con legge di attrazione

      Conoscere la propria vocazione è fondamentale anche per ottimizzare la legge di attrazione, che funziona eccome. 

      Cosa accadrebbe, infatti, se un bambino di 5 anni e mezzo applicasse la legge di attrazione? Otterrebbe un muffin gigante di 5 kg al cioccolato e finirebbe all’ospedale con un’indigestione. 

      Quindi, cari Surfer, fate molta attenzione alla retorica sulla legge di attrazione: ancora più importante dell’essere bravi ad attirare i nostri desideri è aumentare il nostro livello di consapevolezza e imparare a desiderare ciò che è giusto ed esatto per noi.

      Altrimenti otterremo solo un muffin gigante.

      Alla prossima onda,

      D + E

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