FIRST TAG DISPLAYED HERE 15 ottobre 2018 5 minuti di lettura

Come diventare ricchi emulando Checco Zalone

Scritto da Moneysurfers

    Questo articolo non vuole essere né una critica cinematografica né un corsivo sociologico che cerca di cavalcare l’onda del fenomeno mediatico del momento. 
    Attraverso le seguenti riflessioni ci divertiremo a scovare i messaggi alchemici di ricchezza consapevole (ebbene sì) nascosti dietro un’opera di successo che, come sempre accade per quelle che lo sono per davvero, può essere letta attraverso vari livelli. Ciascuno prende quello che può. 
    Noi, che non ci accontentiamo mai, cerchiamo di prendere il massimo. 
    Di seguito le ragioni per cui Checco Zalone entra di diritto nel Pantheon dei nostri Money Surfers, una selezione molto accurata di persone straordinarie: felici, dunque, ricche.

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    1. Checco è (molto) ricco fuori. 

    Ebbene sì, partiamo subito prosaici: Checco Zalone è materialmente ricchissimo. Con questo nuovo film si avvia a battere il record di “Cado Dalle Nubi”, il film più visto di sempre in Italia. Solo nel primo giorno “Quo Vado?” ha incassato 7 milioni di euro. Numeri che superano persino i numeri dei mega blockbuster americani…IN AMERICA! Un paese che ha quasi 6 volte la nostra popolazione. I MoneySurfers, come sapete, sono ricchi dentro ma anche fuori*. 

    2. Checco investe.

    “Quo Vado?” è costato 3 volte la media di quello che si spende di solito per fare un film in Italia. E si vede! Location internazionali, paesaggi mozzafiato e tante comparse. I MoneySurfers non si siedono sul successo ottenuto, ma si migliorano, rischiando, uscendo dalla zona di comfort.
    [Tweet "I MoneySurfers non si siedono sul successo ottenuto."]
    quo vado

    3. Checco genera montagne di entrate automatiche.

    Fare arte (ok qualcuno si scandalizzerà se uso questo termine nel caso di Zalone, e forse ha pure ragione) è il massimo dal punto di visto della libertà finanziaria. I film ancora oggi sono la forma d’arte che rende di più. Sul concetto di entrata automatica credo non ci sia da aggiungere nulla vero? Checco Zalone non è un attore di teatro che deve lavorare ogni sera, il film viene trasmesso e incassa denaro mentre lui magari sta dormendo. I MoneySurfers non vivono di sole entrate automatiche ma si circondano di esse per poter fare quello che vogliono nel loro tempo (non) libero.

    4. Checco si avvale di sinergie personali.

    Vi ricordate il mio articolo sulla Holding Umana? Ebbene, Checco lo è più di tutti! Da cosa lo si capisce? Le sentite quelle canzoni che partono durante il film? Tutte, tranne quelle di Albano e Romina sono scritte da lui. Questo significa che Checco guadagna anche dai diritti d’autore ogni volta che il film viene trasmesso. Cash flow…alla seconda! Oltretutto, quando intervistai Checco Zalone (ebbene sì) mentre lavoravo per LA3 di H3G Italia, lui mi confessò che da giovane voleva fare il cantautore impegnato e che ha tonnellate di canzoni serie che nessuno ha mai voluto produrre. Una passione che sembrava inutile si è dimostrata essere un volano per la sua carriera. Senza i suoi successi discografici, sia pur “demenziali”, difficilmente Zalone sarebbe approdato al cinema. Oltretutto le canzoni “demenziali” di Zalone denotano sempre una grande padronanza del mezzo, far ridere con la musica è forse persino più difficile che far piangere.

    "La sinergia è il beneficio che ottieni quando tutto lavora in armonia." (Mark Twain)

    I MoneySurfers dunque non hanno hobby, tutto ciò che fanno è organico e funzionale al miglioramento della qualità delle loro opere. Anche un’azienda, persino un buon trade fatto col Metodo SurfingThePips®, se fatto in un certo modo diventa un’opera d’arte. 
    [Tweet "Tutto ciò che fanno i MoneySurfers è organico e funzionale alla crescita."]
    quo vado

    5. Checco applica la Pareto Efficienza.

    Sapete che è uno dei nostri pallini: ottenere il massimo col minimo dello sforzo, per qualcuno. Per altri, utilizzare il potere della concentrazione. Non disperdere energie in altre parole. Checco non lo vedete quasi mai in TV. Una volta compariva a Zelig, adesso manco quello. Checco non si fa invitare da mille programmi TV per paura che la gente si dimentichi di lui. Checco lavora al suo film e basta. Sembrerebbe che quello che sto dicendo sia in antitesi col punto 4 ma non lo è.  Le canzoni ad esempio non sono un hobby, sono un arricchimento della sua opera. Egli avrebbe potuto presentare le canzoni chessò, dalla De Filippi, ma non lo fa. Le mette nel film così rendono doppio. Un vero MoneySurfers non fa, o fa pochissime, marchette. Non disperde energie e si concentra su un solo progetto alla volta.

    ATTENZIONE! SPOILER ALERT!!! 

    DA QUI IN POI SERVE AVER VISTO IL FILM ALTRIMENTI NON CAPITE E/O VI ROVINATE LA VISIONE.

    6. Checco è una persona spirituale. 

    Già me le vedo le facce di molti di voi. Ma che stai a di'! Ebbene sì, come solo i grandi sanno fare (Chaplin, Benigni, etc…), Zalone è stato capace di innestare elementi di Alchimia in un contesto di comicità triviale (ma mai pecoreccia, anche se io personalmente non ho nulla contro quest’ultima). Mi spiego. Cos’è la storia di “Quo Vado?” se non la storia di un percorso di auto-iniziazione mistica
    Pensateci bene: tutto nasce grazie a una lunga seduta di auto-analisi (una psicosintesi come direbbe il grande Assagioli). Un lungo racconto della propria vita fatto davanti ad una persona spiritualmente elevata in grado di correggerci quando mentiamo a noi stessi (il capo della tribù africana che ti legge l’anima e ti bacchetta quando menti). Raccontarsi costringe l’essere umano ad uno sforzo di consapevolezza. Mettere, letteralmente, luce sugli aspetti più oscuri della nostra vita. Nel dipanarsi della vita di Checco cosa vediamo? Vediamo una vita in tutto e per tutto uguale alla nostra.  Un racconto che ci tocca tutti, ma proprio tutti tutti.
    [Tweet "Raccontarsi costringe l'essere umano ad uno sforzo di consapevolezza."]
    In primis il condizionamento sociale/familiare. Cosa vuole fare Checco da grande? “Il Posto Fisso”. Ma perché lo vuole fare? Perché il padre lo plagia fin da piccolo. Il padre, povero lui, non ha colpa,  anche lui, a sua volta, è stato plagiato dalla società/Stato. Il triumvirato della Paura come amo chiamarlo io: Famiglia/Stato/Società. Il nemico numero 1, da sempre. Il papà è solo lo strumento umano di un’energia invisibile. Egli porta il piccolo Checco a conoscere quel mondo lì cercando di convincerlo che quello DEVE essere il suo futuro. Perché tutti fanno così e perché così sarai sempre immune agli imprevisti. E infatti così accade. Checco è (apparentemente) felice, dentro fino al collo alla sceneggiatura che i suoi genitori avevano previsto per lui.
    La felicità, ad un occhio più evoluto, appare però evidentemente artificiale. Checco è circondato da falsità (Maya direbbero i Veda): chi gli porta le quaglie lo fa solo per un tornaconto personale, chi lo vuole sposare idem. Tutto è illusorio ma lui non se ne accorge. Crede di essere felice ma in realtà non lo è. Lo si capisce dal fatto che basta una quaglia mal cucinata per rovinargli la giornata
    Purtroppo/per fortuna per lui, niente rimane uguale per sempre. L’Impermanenza è implacabile e riesce ad attaccare persino il mondo “ideale” costruito ad arte da Checco con l’ausilio della sua famiglia e del Senatore Lino Banfi. Le circostanze dunque lo costringono a tutta una serie di uscite graduali dalla sua zona di comfort. Grazie ad esse Checco cresce. Conosce il mondo fuori dai confini, prima regionali poi nazionali. Si tratta di passaggi non risolutivi ma comunque evolutivi. Ma attenzione, la fuga (Checco che diventa un norvegese provetto) può rappresentare un buon esercizio, ma non risolve mai il problema alla radice.
    [Tweet "La fuga non risolve mai il problema alla radice."]
    Persino l’amore individuale (e qui sta tutta la modernità del film) non è sufficiente. Checco al di là di ogni cliché non rinuncia al “Posto Fisso” per amore…di una donna. Questi tipi di amori lo portano solo a picconare il muro della falsità, prima col periodo di aspettativa e poi con la malattia. 
    Si tratta di amori “relativi” ma pur sempre indispensabili. Non si può comprendere l’Assoluto se prima non se ne assaggia un pochino rimanendo, appunto, nel Relativo. Senza citare noiosi testi sacri, lo dicono persino gli U2:

    “We cannot reach any higher If we can't deal with ordinary love”**

    (Non è possibile salire più in alto se non sappiamo gestire l’amore ordinario).
    Il muro crollerà solo alla fine per l’Amore Universale, indefinito, impersonale. Un’energia dirompente, commovente e fortemente contagiosa (la funzionaria del Ministero alla fine che snobba pure il Ministro per telefonare a Checco). Quando arriva l’Amore Universale, non ci fa più paura perdere le nostre certezze (il posto fisso), anzi, perdendole inneschiamo una serie di reazioni a catena benevoli che si irradiano come un esplosione nucleare di Ricchezza Consapevole. Un vero e proprio orgasmo cosmico! Non a caso il film finisce con Checco che masturba un elefante.
    Ci sarebbe tanto altro da dire ma questo è solo un instant article e mi placo.
    Alla prossima onda
    Davide Franceschini

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    *Essere ricchi ovviamente non significa avere la Porsche o la villa con la piscina ma, secondo i nostri schemi, precisamente: avere quello che ci serve per fare quello che per cui siamo venuti al mondo.
    **tratto dalla canzone Ordinary Love.

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