FIRST TAG DISPLAYED HERE 06 settembre 2017 3 minuti di lettura

Come attrarre ricchezza smettendo di criticare

Scritto da Moneysurfers

    “Si prendono più mosche con una goccia di miele che con cento litri di fiele” (Detto toscano)

    Vivo all’estero da quasi 5 anni e tra le cose che noto più facilmente una volta rientrato in Italia è la tendenza, oserei direi quasi, l’ossessione per la critica-non-costruttiva che ci contraddistingue. Fin dalla prima metropolitana che prendo è tutto un fiorire di bestemmie contro lo stato, gli extracomunitari, la Merkel, i comunisti, i fascisti, i ricchi, i poveri etc…
    Non mi ero mai accorto di quanto fosse radicata in noi italiani questa nefasta attitudine psicologica fino a quando, arrivando da fuori, non mi è parsa così palese e fastidiosa.
    Non esistono ancora ma sono certo che le generazioni future saranno in grado di misurare, oltre alle polveri sottili prodotte dalle nostre automobili anche un altro tipo di smog ben più pericoloso: lo smog psichico. Ebbene, io quando torno a Milano mi accorgo prima di questo che dell’altro.
    Ritengo che questo tipo di atteggiamento sia la causa numero uno dell’appartenenza della nostra nazione ai cosiddetti paesi PIGS (letteralmente “maiali”, assieme a Portogallo, Grecia e Spagna). Possiamo additare tutte le Troike che vogliamo ma se siamo poveri è probabilmente perché ce lo meritiamo.
    Si tratta di leggi fisiche ben identificabili: delegare la colpa della nostra condizione all’esterno provoca una dispersione energetica inefficiente. In altre parole, giriamo a vuoto, sperperiamo prezioso carburante psichico e diventiamo “immuni alla ricchezza”. Si tratta di un meccanismo di difesa abbastanza banale che ci permette di de-responsabilizzarci deviando lo sguardo verso l’esterno per paura di guardarci verso l’interno.
    La critica non costruttiva (è tutto allo sfascio perché i politici si mangiano tutto, non trovo lavoro perché me l’hanno rubato gli extracomunitari, non mi pagano lo stipendio perché i capi della mia azienda sono incapaci etc…) ci permette di giudicare da una prospettiva di superiorità e dare sfogo alle nostre energie combattive, senza pericolo di essere sentiti davvero.
    Saremmo davvero capaci di dire in faccia al nostro nemico quello che pensiamo se fossimo seduti allo stesso tavolo? Questa dinamica è ancora più evidente oggi grazie ad internet. Tutti bulli sul web e agnellini nella vita reale.
    Pensate allo scandalo Bunga Bunga: tutti ad additare i politici corrotti ma poi pronti persino a vendere le nostre figlie vergini per un piccolo tornaconto personale.
    Oltretutto è provato che questa inclinazione al chiacchiericcio accusatorio sia un tentativo goffo di venir meno al proprio senso di disagio e solitudine. Criticare sul tram assieme agli altri ci fa sentire meno soli di fronte ai nostri problemi. Si tratta ovviamente di una “comunione” di basso profilo, perversa e soprattutto poco robusta. Come avviene in tutti i posti di lavoro, A e B criticano C, quando C non è presente. A e C criticano B, quando B non è presente, etc..etc…, un classico.
    Quando lavoravo come impiegato in una nota compagnia telefonica italiana, osservavo queste geometrie quotidianamente. Ne soffrivo parecchio, me lo ricordo bene anche se si tratta oramai di tanti anni fa. Certamente sentivo dentro di me che qualche cosa non andava, ma spesso stavo al gioco. Era troppo semplice e gratificante questa consuetudine per fare un passo indietro.
    Oltretutto spezzare la catena portava spesso a grosse conseguenze personali che bisognava essere in grado di saper gestire. E’ necessario aver fatto un certo percorso interiore, aver costruito solide basi per dire la verità. Gettare la maschera senza preparazione potrebbe portare a gravi conseguenze.
    Ecco dunque cosa deve fare un vero Money Surfer per attrarre ricchezza liberandosi dalla tendenza al criticare:
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    1) Fare un salto di ottava e passare dalla critica alla saggia discriminazione.

    Rinunciare alla critica non significa vivere nell’alienazione più totale e perdere volontariamente la capacità di leggere il presente. La differenza la deve fare l’atteggiamento: mentre il criticista seriale si compiace mentre giudica, il discriminatore soffre amorevolmente, prova compassione per chi non si comporta secondo le regole di una sana convivenza umana.
    E’ assolutamente corretto denunciare ingiustizie ed esprimere dissenso verso qualcosa se si crede di doverlo fare, è controproducente farlo con odio e sottile piacere narcisistico sui social-network, per esempio. Tradotto: hanno scoperto che a Roma gli assessori accettavano tangenti per la costruzione e la gestione di qualsiasi cosa? Approfittiamo del fattaccio per fare una profonda riflessione sullo stato penoso in cui versa la pubblica amministrazione e assieme spediamo amore e compassione a degli esseri umani ancora così terribilmente indietro nell’evoluzione planetaria.
    Tutto questo va fatto in maniera serena e impersonale. Persino uno dei miei guru di sempre ci è cascato qualche tempo fa. Ricordate Franco Battiato, quando si è lasciato andare a certe dichiarazioni che lo hanno portato a dover rinunciare ai suoi incarichi di Assessore alla Cultura della Regione Sicilia? Disse più o meno che in parlamento è pieno di “prostitute”. Ecco direte, se persino lui non ce la fa, come potrei farcela io? E’ vero, è difficilissimo, ma non abbiamo alternativa.
    Se vogliamo attrarre ricchezza, trasmutiamo l’odio in amore, diventiamo assieme “inceneritori d’energie negative”, il risultato è sempre un’aria migliore, più respirabile.

    2) Volgere lo sguardo al + invece che al –

    In ogni circostanza, ma veramente in tutte tutte tutte, c’è sempre un lato positivo. Niente accade per caso. Tutto è giusto. Mi rendo conto che dirlo a parole sia semplice ma assai meno è ricordarselo quando accadono gravi lutti, furti, disgrazie etc…
    E’ difficile ma dobbiamo allenarci a farlo. Partendo dalle piccole cose: un esempio? Proprio questo articolo sta insegnando a me stesso in primis a giudicare meno: ebbene questo scritto è stato reso possibile da un ritardo di un treno da Bruxelles verso Lille di 40 minuti.
    Niente mi fa passare il tempo velocemente quanto scrivere. Vedete, una circostanza che poteva produrre critiche non costruttive (in verità almeno all’inizio le ha prodotte, ammetto che mi sono detto “allora non siamo solo noi italiani che non sappiamo far funzionare i treni. Poi mi sono osservato mentre criticavo e ho provato a dirigere quest’energia verso qualcosa di costruttivo) ha prodotto invece qualcosa che nel suo piccolo renderà il mondo, forse, un posto leggerissimamente migliore.
    Quante volte, a posteriori, magari dopo anni, ci rendiamo conto che senza quel tal dolore non avremmo potuto ottenere un salto di qualità nelle nostre vite?
    Quanto più semplice sarebbe la nostra vita se accorciassimo questo periodo di sofferenza e iniziassimo a ringraziare, fin da subito, anche per le nostre disavventure?
    Utopia? Forse, ma proprio per questo va perseguita.
    Davide Franceschini

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