INVESTIMENTI 21 aprile 2023 3 minuti di lettura

Cos’è lo spread nel forex?

Scritto da  Moneysurfers

Cos’è lo spread nel forex?


INVESTIMENTI

GLOSSARIO FINANZIARIO

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21 aprile 2023

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3 minuti di lettura

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Cosa leggerai in questo articolo

    Make money while you sleep! Gli americani adorano questa frase, che rappresenta perfettamente il concetto di entrata passiva, o entrata automatica.

    Cosa sono le entrate passive o automatiche

    Le rendite passive non sono altro che i guadagni generati senza il tuo intervento diretto, in modo periodico e prevedibile, completamente slegate dal tuo tempo.

    Per avviare il motore delle rendite passive però, è necessaria una spinta iniziale, come un informatico che sviluppa l’architettura di un software e poi lo lascia vivere di vita propria, intervenendo saltuariamente per apportare delle migliorie.

    Alcuni esempi di entrate passive sono:

    • un affitto mensile versato dal nostro inquilino;
    • le royalties provenienti dalla vendita di un libro o dal diritto d’autore;
    • il pagamento dei dividendi delle azioni in nostro possesso.

    È proprio su quest’ultima voce che ci soffermiamo in questo approfondimento: i dividendi azionari.

    Mentre in questo articolo potrai approfondire alcuni metodi per generare entrate passive

    Cosa sono i dividendi azionari

    L’investimento è innanzitutto fiducia. Fiducia nella potenzialità di un’azienda, e fiducia nella crescita di valore e fatturato. Per questo motivo alcune aziende decidono di ripagare la fiducia degli azionisti “staccando” loro una ricompensa periodica, che viene appunto chiamata dividendo. 

    Possiamo affermare che il dividendo sia una quota degli utili di una società che viene corrisposta agli investitori. Acquistare un’azione da dividendo significa partecipare attivamente alla crescita di una società, sia dal punto di vista dell’incremento del valore azionario, sia agli utili del suo esercizio.

    I dividendi azionari possono essere di due tipi: in contanti o in azioni.

    Come facilmente avrai già capito, la prima tipologia prevede un pagamento di una somma di denaro in base alla partecipazione del tuo investimento, la seconda invece prevede il conferimento di una percentuale azionaria, sempre correlata con l’entità del tuo investimento, una o due o quattro volte l’anno.

    Cosa c’entrano le entrate passive con i dividendi azionari

    Domanda sciocca, penserai. Noi di Moneysurfers crediamo che i dividendi azionari siano uno dei migliori strumenti per generare un’entrata passiva, periodica e prevedibile direttamente sul tuo conto bancario, senza il minimo impegno di tempo ed energia, se non la scelta iniziale.

    Una o due o quattro volte all’anno, le migliori aziende da dividendo elargiscono un bonus in percentuale sul tuo conto bancario, il più delle volte già al netto della tassazione per non dovertene nemmeno preoccupare con il commercialista.

    Per investire con i dividendi azionari da professionista, dai un'occhiata a DIVIDENDS PRO Boost.

    Perché qualcuno dovrebbe darti una rendita passiva

    Mica tutte le società quotate staccano dividendi periodici! E allora perché solo alcune decidono di farlo? Ci sono diversi fattori da considerare.

    Generalmente, i dividendi sono un buon sintomo circa la salute finanziaria della società stessa, poiché rappresenta un residuale dell’utile di esercizio. Essendo in ottima salute un’azienda sceglie la strategia dei dividendi per attirare investitori e aumentare anche il valore azionario. Al tempo stesso, alcune aziende in profonda crisi provano la strategia dei dividendi per fare incetta di capitali e tentare di risanare le casse vuote. Per questo bisogna saper selezionare le azioni giuste.

    Le aziende maggiormente strutturate e mature sono più propense a corrispondere i dividendi, poiché devono reinvestire meno utile nella crescita, d’altro canto, le aziende in fase di startup hanno fame di utili per alimentare la loro crescita e la produzione, per cui sono meno propense ai dividendi.

    Riassumendo, l'azienda sana e in utile ha due strade percorribili: condividere una quota dei guadagni con gli investitori e al tempo stesso diventare più appetibile per lo stesso motivo, oppure reinvestire completamente i guadagni per crescere maggiormente e diventare più appetibile attraverso la crescita del valore azionario.

    Quali sono i vantaggi di questa tipologia di investimento

    Il metodo più rapido e potente per accelerare la nostra ricchezza materiale è senza dubbio il “fare impresa”. Nessuno strumento d’investimento serio potrà mai dare i ritorni, in termini di sostanza e velocità di accumulo, che può dare una buona idea imprenditoriale messa a terra a dovere.

    Vero, ma non è semplicissimo creare un’impresa di successo e soprattutto richiede la totalità del nostro tempo e ogni sforzo possibile per la sua affermazione.

    E se fosse possibile fare l’imprenditore col popò degli altri? Ecco, le dividend stocks, sono le azioni che in automatico sganciano nel conto corrente una parte degli utili distribuiti dalle aziende di successo.

    Queste azioni hanno una calendarizzazione precisa per i loro payout, per questo è possibile strutturare l’investimento in modo che ogni mese o due incassiamo una quota come se fosse un affitto, senza tutte le seccature che la proprietà di un immobile porta con sé.

    Quali sono i rischi

    I dividendi sono periodici, ma non sono garantiti. Spesso le società indicano la quota dell’utile (il payout) che intendono distribuire in un ipotetico piano triennale, ma non sono tenute a rispettarla, come invece succede nelle obbligazioni.

    A seconda delle circostanze, gli utili potrebbero essere utilizzati per ripianare delle eventuali perdite, fare investimenti o aumentare il patrimonio societario.

    Investire in azioni da dividendo può essere altamente remunerativo, ma richiede conoscenza del mercato e qualche dritta sulle azioni migliori da acquistare.

    Forse ti farà piacere sapere che Moneysurfers ha organizzato un corso unico e gratuito sulla migliore strategia per investire nei dividendi azionari. Per conoscerla, non ti resta che iscriverti qui sotto.

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      Cosa significa Spread?

      Nel mondo della finanza e del trading si sente spesso parlare di Spread, parola utilizzata in diversi contesti. Ma cosa significa più nello specifico?

      Per “Spread” in economia si intende una differenza tra due valori. Proprio per il significato così generico, il suo utilizzo si adatta in base al contesto, indicando la differenza tra due valori diversi.

      Cos’è lo Spread nel Forex?

      Lo Spread nel Forex indica nello specifico la differenza tra il prezzo di vendita e il prezzo di acquisto di una coppia di valute. È da considerarsi come una dinamica di mercato, che risulterà più chiara dopo la spiegazione dell’order book nei paragrafi successivi.

      L’unità di misura dello Spread è il pip, argomento di cui abbiamo parlato in un altro articolo, per cui se non sapete di cosa stia parlando, vi consiglio di recuperarlo. 

      Come calcolare lo Spread nel Forex?

      Lo Spread solitamente può essere fisso o variabile, ma nel caso del Forex è variabile in base a vari fattori, tra cui la liquidità della coppia scambiata, la volatilità delle due valute, la dimensione della propria operazione e, ovviamente, il Broker che si sta utilizzando.

      Per calcolare lo Spread è necessario calcolare la differenza tra il prezzo a cui è possibile acquistare e il prezzo a cui è possibile vendere. 

      Facendo un esempio con la coppia EUR/USD, supponiamo che il prezzo di acquisto sia 1.08692 mentre quello di vendita 1.08677. Calcolando la differenza si trova 0.00015, che data la conversione in pip risulterebbe uno Spread di 1.5 pips.

      Spesso alcune piattaforme di trading calcolano in automatico lo Spread in fase di inserimento dell’ordine.

      Spread trading: Bid e Ask

      Nel gergo tecnico, il prezzo a cui è possibile vendere e comprare un qualsiasi strumento finanziario, si chiamano Bid e Ask:

      • Bid (in italiano “denaro”): corrisponde al prezzo a cui noi investitori possiamo vendere uno strumento;
      • Ask (in italiano “lettera”): corrisponde al prezzo a cui noi investitori possiamo comprare uno strumento.

      Per comprendere Bid e Ask è necessario capire come è formato l’order book di un qualsiasi Broker o intermediario finanziario. L’order book è il sistema che consente di far incontrare domanda e offerta. Si compone di due colonne:

      • A sinistra i prezzi Bid ordinati in ordine decrescente verso il basso;
      • A destra i prezzi Ask ordinati in ordine crescente verso il basso.

      A sinistra ci sono le persone che vogliono comprare, in ordine decrescente dato che chi è disposto a pagare una cifra più alta, sarà il primo a riuscire a comprare. A destra invece ci sono tutte le proposte di chi vuole vendere, in ordine crescente perché un compratore qualsiasi preferirà comprare al prezzo più basso.

      Gli ordini che si vedono nell’order book sono tutti gli ordini che sono stati aperti ma che non sono ancora stati effettuati; quindi, il prezzo Ask è maggiore del Bid. Quando il prezzo Bid raggiunge il prezzo Ask, lo scambio avviene. 

      Lo Spread è quindi la differenza tra questi due prezzi, Ask e Bid, che quindi, in un dato istante di tempo, consente di comprare a un prezzo più alto rispetto a quello di vendita.

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      Spread e Broker

      Come detto prima, lo Spread è una dinamica di mercato. Bisogna però considerare che lo Spread viene influenzato anche dal fornitore di liquidità del Broker. I Broker possono disporre di un market maker, oppure possono fare solo da collegamento con il mercato interbancario.

      Nel primo caso, quando viene inserito un ordine, è il market maker a fare da controparte, fornendo liquidità affinché avvenga l’operazione. In questi casi, lo Spread viene solitamente ampliato rispetto a quello che ci sarebbe naturalmente, dato che diventa una commissione necessaria a pagare il servizio del market maker.

      Anche quando viene aperto un ordine pendente, lo Spread deve essere pagato, dato che dopo il raggiungimento del livello di prezzo impostato, l’ordine pendente si trasforma in un ordine a mercato.

      Questo non accade nei Broker che danno accesso al mercato interbancario. In questi casi il mercato è molto più liquido e sono i trader stessi a fornire la liquidità per ogni operazione, senza la necessità di un market maker. Ciò permette di avere uno Spread che dipende solamente dagli ordini inseriti nell’order book.

      Se si decide di entrare a mercato, lo Spread dovrà comunque essere pagato dato che subito dopo l’apertura dell’operazione, essa subirà una perdita iniziale di ampiezza pari allo Spread (che può anche essere molto vicino a zero). Se però si decide di aprire un ordine pendente, il prezzo di ingresso sarà uguale a quello effettivamente impostato, è lo Spread non deve quindi essere pagato.

      Bisogna considerare che solitamente i Broker che dispongono di uno o più market maker, permettono di non pagare una commissione fissa, ma l’unica commissione è lo Spread. Quando fanno da intermediari invece, i Broker fanno pagare una commissione per ogni ordine inserito, ma danno al trader il vantaggio di avere uno Spread quasi nullo.

      Spread e margine

      Per spiegare le conseguenze dello Spread sul margine, è necessario definire il margine iniziale e il margine di mantenimento:

      • Il margine iniziale è il capitale sul proprio conto che consente di aprire un’operazione;
      • Il margine di mantenimento è il capitale necessario a mantenere aperta un’operazione, e che quindi serve a coprire le perdite generate dalle operazioni aperte.

      Quando si decide di aprire un’operazione, lo Spread è in poche parole il numero di pips di perdita che si avrà inizialmente. Poiché nel Forex si è soliti operare in leva, sarà necessario avere sufficiente margine iniziale da coprire almeno le perdite provocate inizialmente dallo Spread.

      Se poi l’operazione continua a subire perdite, bisogna avere sufficiente margine di mantenimento da essere in grado di coprirle, cosicché, dopo aver chiuso l’operazione, il capitale prestato dal Broker possa essergli restituito. 

      Possiamo quindi dire che è buona norma sapere quanto lo Spread incida sul proprio margine e soprattutto avere abbastanza margine per coprire le possibili perdite. Per quest’ultimo problema, un buon consiglio è di usare lo stop loss e di stabilire un buon risk management, impostando operazioni di dimensione tale da provocare un determinato importo di perdita massimo (definito tramite lo stop loss), così da sapere quanto è il margine massimo per ogni operazione.

      È inoltre di buona norma controllare lo Spread prima di aprire le operazioni, dal momento che esso rappresenta spesso un costo per l’investitore e varia nell’arco della giornata.

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