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Pensioni, patrimoniale e reddito di cittadinanza: cosa possiamo imparare dagli Antichi Romani

Scritto da lorem ipsum Moneysurfers

Pensioni, patrimoniale e reddito di cittadinanza: cosa possiamo imparare dagli Antichi Romani


05 novembre 2020

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4 minuti di lettura

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Cosa leggerai in questo articolo

    Make money while you sleep! Gli americani adorano questa frase, che rappresenta perfettamente il concetto di entrata passiva, o entrata automatica.

    Cosa sono le entrate passive o automatiche

    Le rendite passive non sono altro che i guadagni generati senza il tuo intervento diretto, in modo periodico e prevedibile, completamente slegate dal tuo tempo.

    Per avviare il motore delle rendite passive però, è necessaria una spinta iniziale, come un informatico che sviluppa l’architettura di un software e poi lo lascia vivere di vita propria, intervenendo saltuariamente per apportare delle migliorie.

    Alcuni esempi di entrate passive sono:

    • un affitto mensile versato dal nostro inquilino;
    • le royalties provenienti dalla vendita di un libro o dal diritto d’autore;
    • il pagamento dei dividendi delle azioni in nostro possesso.

    È proprio su quest’ultima voce che ci soffermiamo in questo approfondimento: i dividendi azionari.

    Mentre in questo articolo potrai approfondire alcuni metodi per generare entrate passive

    Cosa sono i dividendi azionari

    L’investimento è innanzitutto fiducia. Fiducia nella potenzialità di un’azienda, e fiducia nella crescita di valore e fatturato. Per questo motivo alcune aziende decidono di ripagare la fiducia degli azionisti “staccando” loro una ricompensa periodica, che viene appunto chiamata dividendo. 

    Possiamo affermare che il dividendo sia una quota degli utili di una società che viene corrisposta agli investitori. Acquistare un’azione da dividendo significa partecipare attivamente alla crescita di una società, sia dal punto di vista dell’incremento del valore azionario, sia agli utili del suo esercizio.

    I dividendi azionari possono essere di due tipi: in contanti o in azioni.

    Come facilmente avrai già capito, la prima tipologia prevede un pagamento di una somma di denaro in base alla partecipazione del tuo investimento, la seconda invece prevede il conferimento di una percentuale azionaria, sempre correlata con l’entità del tuo investimento, una o due o quattro volte l’anno.

    Cosa c’entrano le entrate passive con i dividendi azionari

    Domanda sciocca, penserai. Noi di Moneysurfers crediamo che i dividendi azionari siano uno dei migliori strumenti per generare un’entrata passiva, periodica e prevedibile direttamente sul tuo conto bancario, senza il minimo impegno di tempo ed energia, se non la scelta iniziale.

    Una o due o quattro volte all’anno, le migliori aziende da dividendo elargiscono un bonus in percentuale sul tuo conto bancario, il più delle volte già al netto della tassazione per non dovertene nemmeno preoccupare con il commercialista.

    Per investire con i dividendi azionari da professionista, dai un'occhiata a DIVIDENDS PRO Boost.

    Perché qualcuno dovrebbe darti una rendita passiva

    Mica tutte le società quotate staccano dividendi periodici! E allora perché solo alcune decidono di farlo? Ci sono diversi fattori da considerare.

    Generalmente, i dividendi sono un buon sintomo circa la salute finanziaria della società stessa, poiché rappresenta un residuale dell’utile di esercizio. Essendo in ottima salute un’azienda sceglie la strategia dei dividendi per attirare investitori e aumentare anche il valore azionario. Al tempo stesso, alcune aziende in profonda crisi provano la strategia dei dividendi per fare incetta di capitali e tentare di risanare le casse vuote. Per questo bisogna saper selezionare le azioni giuste.

    Le aziende maggiormente strutturate e mature sono più propense a corrispondere i dividendi, poiché devono reinvestire meno utile nella crescita, d’altro canto, le aziende in fase di startup hanno fame di utili per alimentare la loro crescita e la produzione, per cui sono meno propense ai dividendi.

    Riassumendo, l'azienda sana e in utile ha due strade percorribili: condividere una quota dei guadagni con gli investitori e al tempo stesso diventare più appetibile per lo stesso motivo, oppure reinvestire completamente i guadagni per crescere maggiormente e diventare più appetibile attraverso la crescita del valore azionario.

    Quali sono i vantaggi di questa tipologia di investimento

    Il metodo più rapido e potente per accelerare la nostra ricchezza materiale è senza dubbio il “fare impresa”. Nessuno strumento d’investimento serio potrà mai dare i ritorni, in termini di sostanza e velocità di accumulo, che può dare una buona idea imprenditoriale messa a terra a dovere.

    Vero, ma non è semplicissimo creare un’impresa di successo e soprattutto richiede la totalità del nostro tempo e ogni sforzo possibile per la sua affermazione.

    E se fosse possibile fare l’imprenditore col popò degli altri? Ecco, le dividend stocks, sono le azioni che in automatico sganciano nel conto corrente una parte degli utili distribuiti dalle aziende di successo.

    Queste azioni hanno una calendarizzazione precisa per i loro payout, per questo è possibile strutturare l’investimento in modo che ogni mese o due incassiamo una quota come se fosse un affitto, senza tutte le seccature che la proprietà di un immobile porta con sé.

    Quali sono i rischi

    I dividendi sono periodici, ma non sono garantiti. Spesso le società indicano la quota dell’utile (il payout) che intendono distribuire in un ipotetico piano triennale, ma non sono tenute a rispettarla, come invece succede nelle obbligazioni.

    A seconda delle circostanze, gli utili potrebbero essere utilizzati per ripianare delle eventuali perdite, fare investimenti o aumentare il patrimonio societario.

    Investire in azioni da dividendo può essere altamente remunerativo, ma richiede conoscenza del mercato e qualche dritta sulle azioni migliori da acquistare.

    Forse ti farà piacere sapere che Moneysurfers ha organizzato un corso unico e gratuito sulla migliore strategia per investire nei dividendi azionari. Per conoscerla, non ti resta che iscriverti qui sotto.

    Commenti


      Sai cos’hanno in comune la pensione e il Colosseo? O il Circo Massimo e il reddito di cittadinanza?
      Anche se ti sembrerà strano, sono tutte cose nate nello stesso periodo storico.

      Già, se pensi che il reddito di cittadinanza o la previdenza sociale siano conquiste dell’era moderna e contemporanea, ti sbagli: sono invenzioni dei Romani, come le terme o il circo dei gladiatori. 

      E la Storia, da brava maestra, ci insegna che non tutto è andato per il verso giusto.
      In questo post ti raccontiamo quello che è già accaduto e che potrebbe accadere nuovamente, segnando la fine del sistema pensionistico italiano.

      Seguici.

      Leggi anche: Come sarà l'economia del futuro (e come puoi contribuire al suo sviluppo)

      Combatti più che puoi e vai in pensione… con i buoi


      Lavorare, sudare e faticare fino all’agognata pensione sembra uno spaccato della vita contemporanea, invece era già la norma oltre 2000 anni fa.

      Nonostante si pensi che il sistema pensionistico sia stato creato per la prima volta dal cancelliere tedesco Otto Von Bismark nel 1889, ci sono stati dei “proto sistemi pensionistici”, i più antichi dei quali risalgono a 2.000 anni fa.

      I Romani, infatti, conferivano la Honesta Missio ai soldati che, dopo aver ottemperato regolarmente ai loro doveri di guerrieri, andavano effettivamente in pensione. 
      Al fine di non spingerli a sommosse e ribaltoni, veniva dato loro o un terreno o e elargito del denaro. Bastava (si fa per dire) sopravvivere a 16 anni di leva militare per godersi una degna pensione.
      Nel momento di massima espansione dell’Impero i soldati, a seconda del grado, percepivano fino a 20.000 sesterzi di “buonuscita”.

      L’economia romana dell’epoca si basava sulla conquista: il PIL aumentava se si conquistavano nuove terre, da cui depredare ricchezze e riscuotere nuovi tributi.

      Ma nel tardo Impero quando il conquistabile era quasi del tutto conquistato, l’economia iniziò a scricchiolare, così si inventò l’Emerita Missio, che si può riassumere così: vai in pensione dopo 24 anni al posto di 20 (prima erano 16,  ricordi?) e se sopravvivi godrai di qualche privilegio in più rispetto agli altri.

      La pensione equivaleva a 16 solidi (monete d’oro), un terreno, due buoi e 100 moggi (poco meno di 9 litri) di semi. 
      Non passeranno nemmeno 50 anni che i soldi sparirono e i soldati in pensione dovettero accontentarsi del terreno da lavorare, i buoi e i semi.

      L’economia, come l’abbiamo conosciuta fino ad ora, è semplice: se lo stato (e quindi i cittadini) produce ricchezza, garantisce (o almeno ci prova) benessere; ma se il PIL non sale, beh… la fine è chiara.

      Purtroppo, i Romani ci insegneranno cosa succede quando affrontiamo epoche come quella che stiamo vivendo adesso.

      Le pensioni diminuiscono drasticamente.

      Virgilio, la prima “vittima” illustre della patrimoniale


      Te lo immagini il grande poeta che riceve sconsolato una cartella dell’Agenzia delle Entrate?
      Non è andata proprio così, ma quasi.

      Quando l’economia va male, il rischio di patrimoniale sale, e spesso non finisce bene.
      Se pensi che l’Impero Romano sia caduto per colpa dei barbari, devi ripassare la storia. 
      Ma soprattutto devi comprendere perché quello che è accaduto nell’antica Roma sta accadendo anche ora e cosa possiamo imparare per rimediare.

      Abbiamo visto poco fa che l’economia dell’Impero romano era diventata insostenibile, ma lasciamo raccontare il sistema pensionistico romano dallo storico dell’epoca Gaio Svetonio:

      “Augusto uniformò la paga e i premi di tutto l’esercito secondo il grado militare, fissando al tempo stesso la durata della ferma e gli emolumenti dovuti al suo completamento, di modo che i soldati, tornati alla vita civile, non avrebbero avuto motivo di ribellarsi perché troppo vecchi o privi del capitale bastante a guadagnarsi onestamente da vivere”. 

      Per “capitalizzare” il sistema, però il fondatore dell’Impero sacrificò il suo patrimonio personale (a quei tempi non c’era differenza tra patrimonio di stato e personale), spendendo 600 milioni di sesterzi in Italia e 280 nelle province in acquisti di terre per i veterani. 
      Il bilancio dell’imperatore era andato in sofferenza, tanto che si era iniziato a supplire con delle “tasse patrimoniali” sotto forma di perquisizioni, di cui la vittima più illustre fu il poeta Virgilio.

      Ma non è tutto: Augusto inaugurò un’italica tradizione, che abbiamo poi esportato in tutto il mondo e che ancora adesso viene applicata con dovizia.

      L’imperatore statalizzò il deficit in un aerarium militare e dilapidò gli ultimi 170 milioni rimasti. 

      Per alimentare questa prima “Inps” della storia, furono istituite allora due imposte: una del 5% sulle successioni, ed una dell’1% sulle vendite all’incanto. 

      Tra salari, premi di arruolamento, premi di smobilitazione, esenzioni fiscali, assegnazioni di terre e concessioni di cittadinanza, la militia romana era, per dirla con le parole dello storico Jean-Michel Carrié

      “una sorta di piano di risparmio, con versamenti di premi periodici nel corso del contratto e costituzione di un capitale disponibile alla scadenza, accresciuto da interessi sotto forma di prestigio sociale”

      Insomma: le pensioni iniziarono a gravare pesantemente sui contribuenti. Esattamente la stessa cosa che succede con l’INPS, dove i nuovi contribuenti pagano le pensioni a quelli vecchi, perché i soldi risparmiati dagli attuali pensionati sono già finiti.

      La situazione sembra già grave, ma cosa può fare uno stato per nasconderla?
      Continua a leggere, ma intanto ricordati questi punti:

      • Debito alle stelle
      • I contribuenti nuovi pagano le pensioni ai vecchi contribuenti

       

      Romani, reddito di cittadinanza e social newtork


      Un governo per governare bene deve soddisfare le esigenze del popolo, e quando il popolo vuole il reddito di cittadinanza, in qualche modo va accontentato.
      Ma cosa c’è oltre? Quali problemi nascosti si celano dietro a determinate scelte economiche?

      Secondo molti il primo esperimento di uno strumento di aiuto economico generalizzato, una sorta di reddito minimo, risalirebbe al 1795 e sarebbe stato realizzato a Spennhamland, nell’Inghilterra meridionale, dove i magistrati obbligarono le parrocchie “a versare un sussidio che integrasse i salari dei lavoratori poveri, in modo da raggiungere una soglia che tenesse conto della composizione della famiglia e che fosse indicizzata sul prezzo del grano”.

      Ma il Sistema Speenhamland non fu il primo.

      Indovina chi, molto prima degli inglesi, ideò il reddito di cittadinanza?

      Già, proprio gli antichi Romani.

      Esisteva un contratto sociale, dove si garantiva ad ogni cittadino dell’Impero Romano, due iugeri di terra, ovvero l’equivalente che si poteva arare in 2 giorni con due buoi: il minimo per l’autosufficienza (che significava comunque dover lavorare duramente la terra).

      Non solo: per fare contenti i cittadini e soprattutto per distrarli dai problemi economici e sociali del tempo, veniva fornito accesso ai “social-network” e alle “TV” del tempo: terme e Colosseo. 

      Un mondo idilliaco, tanto che Giovenale nella sua Satira X scrisse

      “[il popolo] due sole cose ansiosamente desidera: pane e giochi circensi”.


      Ci fu persino una crisi del petrolio legno, talmente erano tante le terme da riscaldare.

      Ma ovviamente tutto ciò era insostenibile, il PIL dello stato non era sufficiente a coprire le spese sociali, così, per finanziare pensioni e welfare, la banca centrale europea e il governo, l’impero iniziò a stampare moneta creando inflazione, aumentò le tasse (che erano già molto alte), istituì patrimoniali, diminuirono le pensioni e la deforestazione (l’inquinamento dell’epoca) sfasciò l’economia.

      Quando arrivano i Barbari invasori, il sistema economico romano era già al collasso.

      Quello che ti abbiamo raccontato non è accaduto in pochi anni, ma in secoli di storia; ma inutile dirti che oggi è tutto incredibilmente più veloce.

      La Storia ci insegna che certi cicli si ripetono, ma l’evoluzione ci dice che non esistono situazioni da “si salvi chi può”: si salva chi studia.

      E tu come ti stai organizzando per proteggere il tuo patrimonio da un’erosione annunciata?

      Se non stai ancora attivandoti concretamente, è ora di metterti in moto.
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       Ti aspettiamo per farti scoprire quali sono le tecniche e i metodi per costruirti un futuro economico a prova... di Impero Romano.

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