Volatilità
La volatilità viene solitamente utilizzata per indicare la tendenza di un titolo a variare di prezzo rapidamente. Si possono individuare alcuni titoli che solitamente subiscono variazioni di prezzo più repentine di altri, e che quindi si possono definire “titoli volatili”.
Cosa si intende per volatilità in economia e finanza?
La volatilità viene usata in finanza in vari contesti. Può essere associata all’andamento generale dei mercati globali, oppure può indicare l’andamento del prezzo di una singola asset class, o addirittura di un singolo titolo. Si è soliti indicare la volatilità considerando uno specifico intervallo temporale, che solitamente è di un anno.
È da precisare però che la volatilità non consente di prevedere l’andamento di un titolo, ma da soltanto un’indicazione riguardo le variazioni di prezzo che ha subito nel periodo preso in esame: ad una alta volatilità solitamente si associa una situazione economica instabile e poco prevedibile.
Cosa misura la volatilità?
La volatilità nello specifico indica la variazione percentuale del prezzo (o del tasso di rendimento) di un bene. Matematicamente si calcola come la deviazione standard delle variazioni di prezzo o del tasso di rendimento.
Inoltre, si possono considerare diverse serie storiche, prendendo in esame le variazioni avvenute su base giornaliera, mensile o annuale. In base alla serie storica scelta, si avrà l’indicazione della volatilità giornaliera, mensile o annuale del prezzo o rendimento del bene.
Come si misura l’indice di volatilità?
Come indice di volatilità, in finanza, si utilizza la varianza (Var), ovvero la differenza quadratica media tra il rendimento e la sua media.
La formula della varianza è:
Varx=1Ni=1N(xi-m)2
Dove xi rappresenta il prezzo in ogni intervallo temporale considerato, e m rappresenta il valore medio nell’arco di tempo considerato. La loro differenza è detta scarto dalla media, in quanto è la differenza che il valore assume rispetto alla media nella serie storica considerata.
La radice quadrata della varianza è la deviazione standard (o scarto quadratico medio) indicata con la lettera greca “sigma” σ. La deviazione standard viene usata in statistica per stimare la variabilità di una popolazione di dati o di una variabile causale.
Mentre la varianza rappresenta il rischio specifico di un titolo o portafogli di titoli, si può valutare anche il rischio sistemico tramite il beta, che consente di confrontare la volatilità di un titolo specifico con il resto del mercato o con un benchmark di riferimento. Quando il beta è inferiore a 1, significa che il titolo preso in considerazione è meno volatile rispetto al mercato, e quindi si avrà maggior certezza riguardo il prezzo futuro o il tasso di rendimento futuro atteso. Quando invece il beta è maggiore di 1, allora il titolo è più volatile.
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Un investimento più volatile è più rischioso?
Abbiamo detto finora che un titolo più volatile subisce maggiori variazioni di prezzo o di tasso di interesse futuro atteso. Ciò significa che da un titolo più volatile, bisogna aspettarsi un maggior margine di errore rispetto alle stime, e quindi il prezzo o il rendimento del titolo possono subire maggiori variazioni future. Proprio per questa maggior incertezza dei titoli più volatili, essi si considerano più rischiosi.
Da considerare anche che in periodi di alta volatilità, il rischio percepito dagli investitori aumenta, per cui saranno portati a spostare il proprio capitale verso asset più stabili e meno volatili, proprio perché vengono percepiti come più sicuri. Questo spostamento di capitali porta maggiori fluttuazioni di prezzo nel mercato e quindi ad ulteriore volatilità
Conviene scegliere investimenti con più o meno volatilità?
La volatilità, come appena detto, influenza il rischio degli investimenti. Proprio per questo motivo, bisogna innanzi tutto considerare il proprio profilo di rischio, per capire anche a quanta volatilità si vuole essere esposti. Individui giovani che riescono a guadagnare parecchio col proprio lavoro potrebbero preferire investimenti più volatili perché hanno un orizzonte temporale più lungo rispetto a un individuo anziano, che invece potrebbe preferire avere maggior certezza riguardo i propri risparmi, e quindi si orienterà verso titoli meno volatili.
È da tenere a mente, inoltre, che le singole asset class hanno solitamente diverse tendenze a variare di prezzo o rendimento velocemente. Proprio per questo motivo, una buona diversificazione anche nelle asset class, consente di ricercare il giusto livello di rischio (e quindi di volatilità) desiderato.
Posso tutelare i miei investimenti dalla volatilità?
Come appena menzionato, la diversificazione consente di raggiungere il livello di volatilità desiderato. Inoltre, per ridurre la volatilità del proprio portafogli, si può investire in titoli non correlati, così da controbilanciare le variazioni di prezzo o rendimento. Proprio a questo fine, si può considerare il coefficiente di correlazione, che assume un valore da -1 a 1.
- Quando il coefficiente di correlazione tra due prodotti finanziari è -1, significa che i due prodotti sono inversamente correlati, e quindi si muovono della stessa intensità ma in direzioni opposte.
- Quando il coefficiente di correlazione è 0, significa che i due prodotti non sono per nulla correlati.
- Quando invece assume valore 1, significa che sono completamente correlati; quindi, si muovono nella stessa direzione e con la stessa intensità.
La scelta degli investimenti può anche essere valutata in base a ciò che ci si aspetta: se si prevede una forte espansione del mercato, si possono scegliere investimenti più volatili e correlati tra loro. Diversamente, in una situazione più instabile e incerta, si può ricercare una riduzione della volatilità del portafogli, che si può attuare tramite la scelta di strumenti finanziari non correlati o inversamente correlati. È però importante considerare che il mercato tende ad anticipare il futuro, e quindi le aspettative vengono scontate nel prezzo (o nel tasso di rendimento). Ciò significa che se si basa una scelta su una notizia già annunciata, molto probabilmente il prezzo (o il rendimento) si sarà già mosso, e ciò rende complicato trarre un profitto effettivo dato che bisognerà anticipare il mercato.
Infine, momenti di alta volatilità possono rappresentare grandi opportunità speculative per alcuni trader che sanno come gestire il rischio. Nei momenti di alta volatilità, infatti, ci si aspettano grandi variazioni di prezzo, per cui anche grandi opportunità di guadagno. Bisogna però prestare molta attenzione, perché si potrebbero anche commettere gravi errori e quindi subire grandi perdite.
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