FIRST TAG DISPLAYED HERE 21 marzo 2018 3 minuti di lettura

Sono diventato libero in meno di 3 anni. Come? Mettendo la mia vita in un trolley.

Scritto da Moneysurfers

    [GUEST POST]
    E’ già stato ospite dei nostri podcast (ascoltalo qui). Mario Piccaluga, noto fotoritoccatore italiano, ci racconta il suo percorso verso lo stile di vita neo-nomade e minimalista. Per raccontare modi diversi e moderni di sentirsi liberi e ricchi. Consapevolmente.
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    Avvertenza: questa è la mia personale versione del minimalismo. Non esiste un “minimalismo canonico”. L’unico obiettivo comune dei minimalisti è di ottenere di più, con meno. Ognuno di noi ha la propria idea di cosa aggiunga un “più” alla nostra vita e quali siano i “meno” a cui abbia senso rinunciare.
    Sono disposto a tutto pur di non arrivare a usare l’abusatissimo “less is more” (avere di meno è avere di più). Determinato a tal punto da prendermi la briga di invertire la frase.
    “More is less”. Avere di più ci impoverisce.
    Che sudata.
    Ho iniziato a capire che more is less quando mi sono trasferito da Milano a Berlino. Per realizzare l’impresa ho dovuto noleggiare uno di questi:

    Il furgone che ho usato, proprio lui.

    Il bestione qua sopra era pieno zeppo di possedimenti di cui a suo tempo pensavo di non poter fare a meno in nessun modo: una costosa sedia ergonomica Swiss made, una montagna di vestiti, due biciclette, una tonnellata di riviste, un computer desktop con un monitor del peso di 15 chilogrammi, una collezione di insetti veri conservati in cubetti di resina, un divano (dove vai senza un divano?). Insomma, avete il quadro generale.
    Dopo meno di un anno avevo già capito che Berlino non era per me (per tutta una serie di motivi di cui se ne può parlare in separata sede). Mi sentivo però condannato a rimanere lì perché non volevo aver a che fare con un altro inferno logistico. Cosa fa uno in questi casi? Procrastina. Procrastina finchè non inizia a sentirsi veramente male, e quel malessere della psiche si manifesta nelle membra, sotto forma, per esempio, di una tosse invulnerabile. Masticavo codeina per colazione. E vediamo se cogliete la citazione.
    Altri sei mesi, e qualcosa scattò in me. Capii che dovevo fare qualcosa di radicale, altrimenti sarei caduto in una depressione irreversibile.
    Mi liberai quindi di (quasi) tutto. Ci misi pochissimo. La parte difficile si rivelò essere il far scattare l’interruttore nella testa. Mettere in pratica il piano fu invece una strada in discesa, ripida.
    Passai dal furgone a tre zaini.
    Ero libero. Potevo andarmene dove volevo. Avevo di più, passando per il meno.
    Facendo un salto in avanti di tre anni, arriviamo a me che posso portare tutti i miei averi in cabina Ryanair, senza passare dal banco check-in (il cappotto devo indossarlo però, e ci metto in tasca l’impossibile). Con questo gioiellino qua:

    Contiene innanzitutto il mio computer, grazie al quale mi procuro i miei introiti, lavorando come fotoritoccatore. Fotografi e aziende mi inviano le loro immagini, io le modifico secondo le loro direttive e il mio gusto, e gliele rimando (per chi fosse curioso, il mio sito è www.piccaluga.info). Ci sono inoltre una serie di copie identiche della mia “uniforme”. Ci ho messo anni per identificare un look che mi piacesse abbastanza da poter accettare l’idea di vestirmi in quel modo tutti i giorni. E che differenza che fa, sapere che non mi porto dietro vestiti che in realtà non mi piace indossare! Ho quindi seguito una direzione diversa da James Altucher, che è un po’ il mio omologo famoso e autore di bestseller. Lui ammette di vestirsi in maniera casuale e di trovarsi un po’ disgustoso a volte. Per me (e sottolineo, PER ME) è importante non vedere allo specchio un essere disgustoso. Molte porte mi si sono aperte una volta trovato un look che penso mi definisca pienamente, semplicemente a causa dell’ovvio balzo in fiducia in me stesso.
    Solo nel 2016 ho dormito su 36 letti diversi, in dieci Nazioni. Ho risparmiato un bel po’ di denaro in affitto, perchè non ho alcun bisogno di continuare a pagare per un tetto dove tenere al sicuro i miei averi. Sono andato a trovare quasi tutti i miei amici e i membri della mia corposa famiglia. Tutti sparsi ai quattro angoli dell’Europa. Ho insegnato un milione di cose in materia di astrofisica e fantascienza ai miei cuginetti in Sicilia, perchè la mia mente è così leggera e priva di stress, che posso concentrarmi totalmente su di loro. E loro percepiscono la mia sincerità nel voler soddisfare le loro curiosità.
    Ho passato inoltre mesi in ostelli meravigliosi, sul mare o in pieno centro in bellissime città. Una gatta ha partorito cinque gattini sul mio letto, mentre io stavo ancora sognando. Certe cose non succedono negli Holiday Inn. Ecco la prova (sconsigliata a chi è facilmente impressionabile):

    Non devo preoccuparmi di eventuali furti che possano “traumatizzarmi”. Eccezion fatta per il mio computer portatile, nulla di ciò che possiedo è di valore. E poi, non ho utenze a me intestate, abbonamenti, non ho rate da pagare per cose comprate anni addietro. A volte mi ritrovo in spiaggia, lascio che il sole mi asciughi le goccioline salate sulla pelle, e vengo investito dalla realizzazione che non ho una singola commissione o pendenza burocratica di cui preoccuparmi. Sembra di nuovo di avere sette anni, a parte il fatto che io odiavo avere sette anni perché non potevo e non sapevo organizzare le mie giornate.
    A volte mi sento multi-milionario, senza esserlo realmente, e di diversi ordini di grandezza.
    Cosa ci vuole per vivere così? Difficile dirlo. Posso azzardare, basandomi su quel che penso abbia aiutato me. Io ho sempre avuto un animo “zen”, e mi adatto a tutto. Inoltre non provo mai sentimenti estremi: niente esaurimenti nervosi o turbinii di euforia in stile “It’s a wonderful life” di Frank Capra. So apprezzare il silenzio e adoro pensare, è uno dei miei passatempi preferiti. A pensarci bene, cosa c’è di più minimalista dello starsene lì a pensare?
    Inoltre, accetto l’idea un po’ nichilista (ma da nichilista buono) di non poter scalfire l’Universo (questa era l’ossessione di Steve Jobs), e che, citando Fight Club, Martha Stewart sta lucidando le maniglie sul Titanic.
    Io ho deciso di starmene sul ponte della nave a guardare il tramonto.
    Mario Piccaluga
    mario@piccaluga.info (potete scrivermi, non me la tiro)
    Scrivo di minimalismo e di altro (fusione nucleare, Venezia...) su Quora, il social network più figo che esista. E’ però solo in inglese.
    Mi trovate qui:
    https://www.quora.com/profile/Mario-Piccaluga

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