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Le 7 cose che ho imparato dal Dalai Lama, sul business

Scritto da Moneysurfers | 09 luglio 2020

Bruxelles, 11 settembre 2016, la data è di quelle toste, l’evento al quale sto per assistere pure. Quasi diecimila persona in fila ordinata davanti al palazzo Expo n.12 per Sua Santità il Dalai Lama. La più famosa “rockstar della spiritualità vivente” atterra in Belgio per parlare di “Responsabilità globale e impegno individuale” e, ovviamente, fa il tutto esaurito. 

Noi che siamo MoneySurfers, lasciamo ad altri più bravi di noi i commenti su tutto ciò che si è detto riguardo il senso di Unione che va costruito tra gli esseri umani, la Compassione e la Bodhicitta. Qui racconteremo invece delle cose strane, forse stupide o forse no, che abbiamo visto e  sentito durante questo pomeriggio all’ombra dell’Atomium.

E poi, sempre perché ci chiamiamo MoneySurfers, cercheremo di intercettare gli insegnamenti “occulti” (non tanto perché esoterici ma proprio perché, non insegnati dichiaratamente durante l’evento) che abbiamo carpito da Sua Santità e il popolo tibetano sul denaro e la ricchezza.

1. I tibetani preferiscono Gucci

Durante la lunga fila che andava fatta per entrare, abbiamo osservato una dinamica strana. I tibetani passavano accanto veloci, avevano probabilmente diritto ad un’entrata VIP o comunque specifica per loro. Giusto, sbagliato? Chi se ne frega. Quello che colpiva l’occhio era la maniera in cui essi erano vestiti. Quasi tutte le donne avvolte in magnifici abiti di seta e con in mano sfavillanti borse Gucci o Louis Vitton. I teenagers tutti con sneakers Nike bianche nuove di pacca e gli uomini tutti intenti a smanettare su iPhone grandi almeno due volte le loro mani. Noi occidentali invece, tutti a fare a gara a chi fosse più morigerato. Ho visto persino persone a piedi nudi. Ammetto che pure io, poco prima di uscire mi sono detto, ma lo metto o non lo metto il profumo?

L’osservazione di queste dinamiche ci conferma ancora una volta quanti luoghi comuni albergano nella nostra testa, quanti sensi di colpa ci rovinano la vita. Poi, passando sotto il grande cartellone che vedete nell’immagine qui sopra mi sono fermato ancora ad osservare: sul braccio sinistro del Dalai Lama assieme al “mala d’ordinanza” (il rosario tibetano) si intravede uno stupendo Rolex. I grandi ci insegnano soprattutto quando non parlano, attraverso le loro azioni. Per noi MoneySurfers non è una grande novità, per gli altri, a partire da quelli che nella mia fila guardavano sbalorditi la sfilata degli himalaiani, è giunto il momento di fare qualche riflessione. Se ci vestiamo poveri, se ci priviamo delle cose belle per snobismo o perché siamo bloccati dai sensi di colpa, siamo in qualche modo malati e attrarremo povertà. Il fatto che uno faccia meditazione e possegga una Porsche non è strano o ipocrita, anzi spesso la seconda è la conseguenza della prima.

2. Il miglior modo di vendere è non farlo

Tutti gli insegnamenti del Dalai Lama finivano con la stessa frase: “ Segui quello che ti ho appena detto solo se pensi che io sia un tuo amico, altrimenti non c’è problema”. La sua maniera di comunicare è sempre soft, modernissima. La parte più bella è quella in cui egli ha caldamente consigliato a tutti gli occidentali di non imbarcarsi in avventurose conversioni al buddismo. Non serve, fidatevi. Tutte le religioni alla radice sono uguali, seguite quella che vi hanno insegnato da bambini. Non diventate buddisti solo perché va di moda, sarà un percorso superficiale. E’ ovvio che il Dalai Lama lo dice sinceramente, non per secondi fini, men che meno per sedurre. Il risultato però è che se uno ti dice così ti viene ancora più voglia di saperne di più. Lo testimoniano le file enormi all’uscita per prendere il DVD dell’evento e acquistare i libri di saggezza tibetana. Bene, noi che non siamo leader spirituali ma banali imprenditori o negoziatori, apriamo le orecchie e spalanchiamo bene gli occhi e rubiamo i trucchi ai più grandi. Il miglior modo per fallire quando si tratta di vendere è svendersi. Le vendite sono come i corteggiamenti fatti alle donne/uomini che sembrano più irraggiungibili. Il trucco è agire affinché l’altro sia costretto a corteggiarti. 

3. L’educazione prima di tutto

Sapete qual’è stata la parola più ripetuta durante l’evento? Proprio lei, educazione. Sapete quante volte si è sentita la parola Dio? Zero, mai, nada. C’è stato persino un momento esilarante dove il Dalai Lama ha persino consigliato a tutti di smettere di pregare (facendo il gesto delle mani giunte sbuffando), non c’è tempo da perdere, c’è da crescere, imparare, sperimentare, studiare. Anche qui, che meraviglioso paradosso, vedere uno degli uomini più evoluti del mondo dal punto di visto spirituale, ridicolizzare (per dovere di spettacolo ovviamente) i cliché del buon monaco buddista. Il messaggio è chiaro, se si vuole in qualche modo migliorare la propria vita e quella degli altri bisogna coltivare la nostra mente. Bisogna darle da mangiare roba buona. Non smettere mai di imparare cose nuove, fare corsi, leggere libri, andare a seminari e soprattutto sperimentare su di noi quello che si è imparato. Lo stesso discorso vale per chi oggi si è messo in testo di uscire dalla gabbia del topolino e vivere una vita che sia degna di essere vissuta. Imparare cose nuove o aggiornarsi deve diventare una pratica costante nella nostra vita. Nei mercati di qualsiasi tipo, solo chi si educa sopravvive. 

4. Crea un’offerta diversificata

Il Dalai Lama è stato a Bruxelles per tutto il week-end e prima di partecipare a questo mega-raduno è stato protagonista di alcuni piccoli eventi d’élite che si sono svolti nei musei più importanti della città. Il costo per accedervi si aggirava attorno ai 400 Euro. Anche qui, grandi critiche ma la risposta dell’entourage tibetano è stata immediata: perché per un TED con qualche nerd della new economy è lecito pagare anche fino 1000 Euro e per un incontro tra il Dalai Lama e alcuni tra i migliori neuro-scienziati d’Europa ci si deve per forza scandalizzare? Impariamo dal Dalai Lama, non cerchiamo di accontentare tutti e di parlare di tutto a tutti. Ci sono sedi in cui possiamo parlare di certe cose con persone più esigenti e luoghi dove veicolare messaggi più basici. Entrambi hanno la loro efficacia. Occorre sempre lavorare su livelli differenti. Vale anche per le imprese. Ricordo il papà di un mio amico che faceva il macellaio e che fallì perché vendeva carne piemontese (che lui stesso andava a procurarsi nelle valli cuneesi) a chi non ne capiva la qualità e la trovava troppo cara. Fallì dopo anni di sforzi e non capì mai perchè. 

5. Condividi

Sembrava una pubblicità di Facebook. Ad un certo punto quando qualcuno gli ha chiesto cosa dovremmo fare affinché il mondo diventi meno stupido, meno concentrato sulle cose futili (venivano citati il nuovo iPhone, il nuovo singolo di Katy Perry, i social network etc…) e più attento alle guerre e ai migranti, il Dalai Lama gli ha risposto, condividete con i vostri amici. Non frustriamoci, le cose non cambiano da un giorno all’altro, nemmeno da un anno con l’altro, ci vogliono generazioni. Facciamo la nostra parte e accontentiamoci di quella. Condividiamo con i nostri amici le cose che reputiamo importanti e che possano accrescere la loro consapevolezza. Creiamo dei gruppi, anche piccoli, non fa niente, avremo fatto già tanto. Amici, gruppi, condividere, vuoi vedere che il ghost writer di ieri era Zuckerberg? La stessa cosa vale per chi oggi vuole raggiungere la Ricchezza Consapevole. Cambiamo noi stessi e il mondo attraverso le cose che facciamo e poi, raccontiamoci, cerchiamo di contagiare chi ci sta più vicino. Brunello Cucinelli che paga le sarte come i top manager non fa un beneficio solo alle sue sarte ma a tutto il Paese. Il beneficio è lento, ma contagioso e soprattutto inarrestabile.

6. Mettiti nei casini

Appena finito il discorso iniziale si passa alla fase delle domande e la frase finale del Dalai Lama è stata questa: “Mi raccomando, fatemi domande molto difficili, più sono difficili e più sono contento”. Sono convinto che i veri insegnamenti avvengano in questi intervalli comunicativi, nelle frasi che sembrano provocazioni e battute. Ok w i discorsoni in cui ci viene detto che dobbiamo essere altruisti, tutti siamo Uno, la Compassione ti fa crescere etc… bello, giusto, ma quanta potenza in quella frase così sfidante. Se vuoi diventare come il Dalai Lama devi godere nello stare fuori dalla zona di comfort, solo lì si cresce, di fatto si crea qualcosa. Tutto il resto è noia. Se il tuo lavoro o i tuoi investimenti ti annoiano, preparati al peggio. Ama e prega affinché essi ti mettano nei casini, sempre.

7. Non c’è una risposta per tutto e va bene così

L’ultima domanda è stata posta da una bella donna curda che chiedeva come fare a trovare la forza per superare i problemi che da secoli attanagliano il suo popolo. Prima di far rispondere il Dalai Lama la donna però lo “ammonisce”: “Sua Santità per favore non mi dica che dobbiamo essere forti perché abbiamo già dimostrato di esserlo abbastanza”. Lunga traduzione e poi la riposta di Sua Santità: “Non lo so”. Fine dell’evento. Boom! Che capolavoro. Diecimila persone che si ammassano in un mega palazzetto per avere delle risposte, che se ne vanno sotto l’eco di queste parole. Si potrebbe scrivere un libro solo su quest’ultimo punto, qui ci accontentiamo di dire che anche un “non lo so” detto bene insegna più di mille ore di seminario. Noi umani possiamo arrivare fino ad un certo punto, ci sono dinamiche che ci sovrastano e che possiamo controllare fino ad un certo punto, oltre, non è affar nostro. Restiamo con quello che c’è, facciamo del nostro meglio, sarà sempre abbastanza. La stessa cosa vale negli affari, per quanto possiamo essere bravi ci sarà sempre qualcuno che adesso o in futuro farà meglio di noi. Va bene così. Non possiamo governare tutto il mercato, non esistono spiegazioni razionali per qualsiasi cosa. La retorica contemporanea della leadership a tutti i costi, degli obiettivi che diventano sempre più ambiziosi, del “non mollare mai” provoca solo persone esaltate, esaurimenti nervosi e fallimenti. Idem per l’ossessione della pianificazione: se uno mi chiede cosa farai tra 5 anni? Rispondiamo sempre orgogliosamente: non lo so. 

Davide Francesco Sada

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